LA LEGGENDA DI IRAXEMA-Arte dello Sciamanesimo

Il mio viaggio con Tio- Passai una settimana tra le più belle della mia vita. Il giorno lo passavo con Tio che mi addestrava alle tecniche sciamaniche. Mi insegnò le tecniche di riequilibrio energetico che consistevano nell’utilizzare le piante e gli elementi naturali per purificare e requilibrare le energie biologiche. Imparai come si purificavano gli ambienti tramite il fumo delle erbe sacre e come ci si rigenerava attraverso i digiuni e le sacre abluzioni. Ogni giorno, a mezzogiorno, venivo introdotto in una piccola capanna costruita con delle grandi foglie di mango che fungeva da sauna. Dopo venti minuti, Tio mi faceva uscire e mi portava in una radura dove dovevo, con nulla addosso, assorbire i raggi solari per un’ora, immaginando gli stessi penetrare in me e dissolvere ogni negatività. Poi, dopo avermi cosparso di un olio da lui definito portentoso, mi portava sotto una cascata di acqua gelata affinchè l’acqua, fonte di ogni vita, mi purificasse. Anche là sotto dovevo rimanere un’ora, immaginando che l’acqua, mentre mi liberava dall’olio, portasse via ogni mia impurità. Infine mi faceva scendere in una buca e mi seppelliva nella terra fino alla testa, lasciandomi inumato a volte anche delle ore. Poi, dopo essermi lavato dalla terra, mi recava su un altura dove, completamente nudo, venivo accarezzato dai venti. Dovevo immaginare delle mani vellutate che mi toglievano ogni onda disarmonica. Questa, diceva, era la Grande purificazione attraverso i “Fuochi Genetici”ovvero l’energia del Fuoco, dell’Acqua, della Terra e dell’Aria. Non c’era malattia, sia fisica che sottile, mi assicurò, che non potesse essere guarita da una pratica costante di questa grande tecnica. Approfondii l’Arte della Respirazione, necessaria per pulire i centri energetici. Mi esercitai nell’arte della Meditazione. Ma sopratutto imparai come emettere i suoni di potere. Era, mi disse, una delle più importanti Arti dello Sciamanismo. Trattava della conoscenza dell’uso dei suoni o meglio delle vibrazioni o delle “onde”come lui le chiamava. Attraverso le vibrazioni un “Piachi” può agire sulla materia riuscendo a dominare e comandare ogni organismo vivente compresi gli esseri umani, le forze naturali, gli spiriti ed i morti. Tio mi dimostrò praticamente questo grande potere che i “Guerrieri”posseggono. Stavamo seduti, parlando di questo argomento, quando, alto nel cielo, un grosso avvoltoio aleggiava intorno a noi attratto dalla carcassa di un animale morto. Tio, interruppe il suo discorso, e concentrato, si alzò in piedi, alzò le braccia al cielo . Poi mise le mani sulla sua bocca quasi a formare un imbuto. Emise un grido fortissimo e prolungato. Il mio essere vibrò tutto in quell’attimo ed un senso di panico e terrore si impadronì di me. L’urlo fu possente, vibrante e continuo. Nello stesso momento, l’avvoltoio cominciò a discendere, in cerchi irregolari, come se fosse stato colpito da una freccia. Cadde pesantemente al suolo. Ci avvicinammo e notai che l’animale era come stordito, ma non ferito. Tio lo prese e mise la testa del grosso uccello sotto la sua ascella destra, lo dondolò per un poco, poi prese l’avvoltoio che sembrava morto, gli soffio sul becco e lo lanciò in aria. Il grande uccello immediatamente si riprese e fuggì via come un razzo. Senza aspettare la mia domanda, Tio mi rispose che il suo grido aveva potere sugli uccelli e sugli altri organismi viventi. Del resto uno Sciamano per sopravvivere in un deserto, disse ridendo, deve essere un buon cacciatore. Poi mi spiegò che non era un miracolo, ma semplicemente la conoscenza delle giuste vibrazioni e la sua conseguente pratica. Infatti, continuò, questo Universo analogamente a tutto ciò che esiste, vibra continuamente secondo quelle tonalità che sono alla base della manifestazione dell’Essere e che si possono analizzare ed individuare attraverso i nove sensi sciamanici. Viviamo infatti in un mondo che vibra, vibrando noi stessi analogicamente. Il sistema delle onde vibratorio è conosciuto soltanto in parte dalla scienza moderna mentre gli Sciamani, grazie allo sviluppo dei sensi superiori, conoscono il modo di creare e intercettare le piccole e le grandi “Onde”. Ad una mia domanda se era difficile imparare questo potere mi rispose che naturalmente ci voleva tanta pratica ed esercizio. Comunque gli Sciamani più esperti riescono ad intercettare e padroneggiare tali onde. Mi descrisse una tecnica per controllarle. L’energia che si manifesta tramite le onde, con una opportuna tecnica di sintonizzazione, può essere messa sotto controllo ed utilizzata. Quando lo Sciamano è riuscito a percepire le onde, queste si manifestano in lui come un movimento vertiginoso che va dal basso verso l’alto. A tal punto lo Sciamano deve essere in grado di riportare dette onde in basso concentrandole al plesso solare e da qui verso la gola per poter emettere i “magici”suoni. Questa, mi disse, è la principale tecnica di sintonizzazione delle “onde”. A questo proposito, mi aggiunse, gli sciamani Guajiros affermano che le nostre mani sono come due magneti, uno di polarità negativa, l’altro di polarità positiva. Questo in fase di “captazione”si manifesterà percependo la mano sinistra gelida e la destra bollente. Con il tempo, si può imparare a controllare le onde e tutto il corpo diventerà un’antenna. In una settimana imparai tante di quelle cose che mai avrei pensato di poter apprendere e praticare in una intera vita. Ma la mia mente era come se fosse potenziata. Ciò che Tio mi spiegava e che poi realizzavo senza apparente difficoltà era per me naturale e spontaneo. La sera poi era meraviglioso tornare a casa e trovare la mia donna che mi aspettava. Capivo allora che cosa significasse la frase: “Il riposo del Guerriero!” Una notte, dopo esserci amati lungamente, le confessai che grazie a lei avevo finalmente conosciuto per la prima volta che cosa era il vero amore. Lei, carezzandomi i capelli, mi sussurrò: “L’Amore è un anello ideale che confortato da vera fede porta alla vera vita! Tesoro, il verbo amare è l’unico che permette di realizzare la Vita! Infatti è il verbo più importante che unisce Dio agli uomini e gli uomini a Dio. È in questo verbo che esiste la perfezione! Del resto ogni azione umana è stata, è e sarà sempre un’elegia all’Amore che tutto può….l’Amore che vince il tempo che tutto annulla, l’Amore che ordina e gestisce il nostro essere fino all’ultima delle nostre cellule vitali. Ricordalo, tutto ciò che è manifesto è l’espressione della Volontà di una Mente Pulsante che sempre parla d’Amore. Non esiste nulla senza l’Amore!” Spesso, dopo cena ,andavamo a trovare la sua “Abuelita”41. Si chiamava Gifta ed era una donna dall’età indefinibile, perché nonostante avesse tutti i capelli bianchi e fosse la nonna di Thalia, il suo corpo ed il suo incarnato manifestavano una freschezza giovanile. Alla mia domanda come fosse possibile questa contraddizione, Thalia mi rispose che sua nonna era anche lei un “Guerriero Curandero”, ma al contrario di Don Fefè non utilizzava la “Medicina di Fuoco”, ma la sua straordinaria conoscenza empirica dei rimedi naturali e delle erbe. Era stimata e rispettata dagli abitanti del villaggio per questa sua grande sapienza. Chiaramente, grazie alle sue erbe ed ai rimedi cosmetici da lei posseduti poteva dimostrare ancora, nonostante gli anni vissuti, la freschezza e la vitalità di una gioventù mai perduta. Nonna Ghifta mi trasmise molte delle sue conoscenze. Tutte le sere insieme a Thalia ci recavamo nella sua capanna ad ascoltare i suoi insegnamenti e le leggende che riguardavano i Guajiros. Ma ce ne fu una che mi sconvolse e mi fece rabbrividire, perché si riferiva al nome dell’indio, sognato da me in Italia,a causa del quale era iniziata tutta questa avventura: Iraxema. Io non avevo mai rivelato il nome dell’Indio a Thalia, mentre solo Tio me ne aveva parlato nella Grotta degli Antichi, descrivendolo come il primo grande Sciamano la cui spada era sepolta nella Piramide rovesciata. Era una storia affascinate ed incredibile. Secondo la leggenda Iraxema calò dal cielo in un “Carro di Fuoco” nella terra del popolo del deserto. Fu accolto come un Dio dai primi primitivi uomini di queste terre. Ancora bambino, ma già estremamente intelligente, raccontò ai suoi benefattori la sua odissea: Disse che non era un Dio, ma che proveniva da un posto lontano, da un mondo chiamato “Maxas”, dove la tecnologia e la civiltà era molto evoluta. Infatti gli Scienziati, classe eletta del suo pianeta, avevano portato il loro popolo a prolungare di molto la vita media delle persone che potevano raggiungere anche i trecento anni. Non esistevano malattie e la tecnologia aveva affrancato la gente dalla fatica del lavoro. Potevano viaggiare e spostarsi in ogni parte grazie a speciali veicoli. Sembrava un mondo perfetto, ma qualche cosa non funzionò. Perché la comoda risoluzione dei problemi primari e concreti aveva creato altre problematiche di tipo esistenziale. Proprio perché non c’erano piccoli problemi la gente si inventò grossi problemi psicologici dalla noia alla abulia, dalla depressione al suicido. Ma il problema maggiore era la sovrappopolazione. C’era troppa gente per uno spazio così limitato. Per cui fu promulgata una legge severissima nella quale veniva ordinato che una coppia poteva procreare solo un figlio, pena la eliminazione fisica. Lui nacque gemello, per cui i suoi genitori si trovarono costretti ad una terribile scelta: lui o il suo gemello doveva essere soppresso! Questa era la legge! Lo affidarono ai nonni paterni spacciandolo per loro figlio. Ma il trucco non funzionò a lungo. Il nonno, che era un grande scienziato, pensò allora, per salvare il bambino, di inviarlo in un pianeta lontano dove, alcune centinaia di anni prima, quando il suo popolo aveva raggiunto il massimo dell’evoluzione, alcuni esploratori di “Maxas”erano approdati e avevano, per un limitato periodo, colonizzato 42. Scambiando la sua vita con la sua, lo mise nel “Carro di fuoco”inviandolo attraverso il tempo e lo spazio verso la terra. Attraversando l’Universo finalmente approdò qui, in questo mondo. Fu considerato come un dono del cielo e fu cresciuto con amore e con affetto. Lui ricambiò donando loro la sua sapienza e le tecnologie che aveva portato con se. Il popolo del deserto utilizzò le nuove tecnologie per coltivare la terra e per migliorare la vita. Iraxema, questo era il suo nome, fu il primo Sciamano ad insegnare l’Ideale e il “Discorso”ovvero la “Via del Guerriero” istruendo e formando i primi Sciamani. Per molti anni tutto procedette tranquillo nella pace e nel progresso, finché un bel giorno atterrarono altri “Carri di fuoco”. Erano gli ultimi sopravvissuti del pianeta “Maxas”. Anche loro furono ben accolti ed onorati accolti come delle Divinità. Raccontarono che ad un certo punto le cose sul loro mondo cominciarono ad andare male e in breve tempo tutto crollò. L’abuso sconsiderato della tecnologia da loro raggiunta portò allo squilibrio energetico del pianeta facendolo letteralmente implodere. In verità quando la tecnica supera la fede, una razza si avvia sempre verso l’involuzione. Solo un manipolo di sopravissuti riuscì a fuggire alla catastrofe, grazie ad una macchina simile a quella costruita dal nonno di Iraxema. Così si erano potuti salvare e, dopo un lungo viaggio, anche loro approdarono sul pianeta “Saxas”. Per molti anni il connubio tra le due razze portò benessere ed evoluzione tale che il popolo del deserto, da una condizione quasi primitiva, raggiunse uno stadio di evoluzione simile a quello di oggi. Basato però sullo sviluppo delle facoltà psichiche piuttosto che sulla tecnica. Tutto andava bene finché alcuni degli ospiti alieni, forti della loro superiorità intellettuale e tecnologica, pensarono di sottomettere e rendere schiavi gli uomini. Cominciarono a mischiarsi con le femmine degli uomini e a creare una nuova innaturale progenie per sostituirla agli umani. Convinsero quei pochi che non erano d’accordo ed organizzarono il loro piano per impadronirsi del pianeta e ricostruire il Regno di “Maxas”. Iraxema insorse contro questo ingiusto progetto. Come si poteva ripagare la fiducia e l’amore che questa gente aveva riposto in loro, sottomettendoli e rendendoli schiavi, per poi annientarli? Non fu ascoltato e la maggioranza degli alieni decise la guerra. Iraxema provò un grande dolore. Da una parte il suo popolo, la sua razza, dall’altra coloro che lo avevano accettato ed amato! La decisione era terribile e difficile. Ma alla fine prevalse in lui la forza guerriera, insita in lui e preesistente al suo essere, che concepiva il giusto. La scelta poteva essere solo una: avrebbe combattuto i suoi fratelli, il suo popolo, la sua razza, anche pagando il prezzo di distruggere per sempre le proprie radici! Gli alieni conquistarono ed asservirono gran parte del territorio, solo Iraxema con uno sparuto gruppo di ribelli si organizzarono prima per la resistenza e poi per il grande scontro finale. Tutto era pronto per la grande battaglia finale. Iraxema, capo assoluto,comandava le armate ribelli umane che erano dotate solamente di piccoli bastoni, ma addestrate psichicamente e sciamanicamente. Dall’altra parte la piccola, ma potente schiera degli alieni dominanti provvisti di micidiali armi tecnicamente sofisticate ed una massa enorme di schiavi umani, con spade e lance, pronti al macello. Sembrava una lotta impari e con l’esito scontato. La battaglia cominciò all’alba. L’orda degli schiavi si gettò allo sbaraglio come un toro impazzito. Caricarono urlando le poche decine di ribelli che sembravano ormai alla loro mercé. Ma all’improvviso dalla piccola schiera si levò un urlo che aumentava sempre più di tono e di gradazione. Ed allora, dice la leggenda, accadde un evento straordinario. L’orda selvaggia cominciò a sbandare e gli uomini che caricavano si fermarono improvvisamente. Gettarono le loro armi e, tappandosi le orecchie con le mani, si rotolarono per terra rialzandosi per fuggire via e disperdersi terrorizzati. Gli alieni, stizziti e feriti nel loro orgoglio, superbamente e consci della loro superiorità, cominciarono ad usare le loro micidiali armi che sputavano “fiamme di fuoco e raggi incandescenti”. E qui accadde il secondo miracolo. I proiettili ignei si fermarono davanti ad una invisibile barriera e rimbalzando, ritornarono indietro verso chi li aveva lanciati. Fu un attimo, la maggior parte degli alieni fu travolta da quella valanga di fuoco e si disintegrò all’istante. Dal piccolo gruppo dei ribelli si alzò forte il grido: Vittoria! Vittoria! Da quel giorno in poi, ogni Sciamano ha diritto all’appellativo di “Guerriero”in memoria e in ricordo di quello straordinario evento. Iraxema aveva vinto, ma non gioiva. Il suo cuore era triste e afflitto da una grande angoscia. In un attimo aveva perso quasi tutti gli unici fratelli e sorelle della sua razza. Il terribile prezzo per la sua vittoria era stato la distruzione quasi totale della sua razza. I pochi sopravvissuti compresero il loro errore e decisero di rispettare la giusta evoluzione del pianeta che li aveva ospitati e che avevano cercato di dominare. Ritornarono nel loro vecchio mondo, se ancora esisteva, per ricominciare da capo. Da allora non sono più tornati! Iraxema lasciò la sua spada d’oro ai suoi “Guerrieri” e, con il cuore spezzato, salì sulla cima del “Kurji Kan”che, in idioma Guajiro, significa appunto la “Grande Vittoria”. Da allora la montagna è sacra per i Guajiros e solo i “Guerrieri”hanno il diritto di accedervi, una volta all’anno, per onorare la memoria di Iraxema. Di lui non si è più saputo nulla, ma la leggenda vuole che Iraxema sia ancora vivo e appaia ancor oggi solo a coloro che sono destinati ad essere dei guerrieri!

shantij

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