Multiculturalita’-Riflessioni di Gabriella Lavorgna

L’approfondimento sul tema della multiculturalità è di importanza centrale per rendere efficace il proposito della Fondazione “Il Mandir della Pace”di incoraggiare le grandi comunità religiose (e non solo) a crescere come consapevolezza e senso di responsabilità, superando quell’autoreferenzialità (talvolta dogmatica, talvolta spiritualistica, talvolta da “superpotenza” istituzionale, od altro ancora), che rappresenta un rischio serio alla convivenza nella pluralità di identità e di autonomie e perciò, obiettivamente, un moltiplicatore di conflittualità, al di là delle invocazioni e delle esortazioni “ripetitive” alla pace. Per questa ragione è importante puntare su questo tema , che già da tempo le istituzioni europee ritengono uno degli obiettivi principali di sinergia con iniziative nazionali e regionali in campo educativo e formativo. Al concetto di multiculturalità può essere associato il sostantivo “unità” per porsi nella prospettiva del riconoscimento della distinzione nella consapevolezza dell’unica matrice umana legata alla fraternità universale. Ciò ha conseguenze dirette sulle relazioni sociali, sulla libertà individuale, ma anche sui rapporti con le regole, i diritti e le prescrizioni tipiche di un Paese che possano essere colte in una prospettiva di reciprocità. Le nozioni di multiculturalità e di unità, inoltre, sono portatrici di esigenze più larghe che superano la comunità nazionale e includono anche la solidarietà internazionale. Non si tratta quindi soltanto di partecipazione e di responsabilità civiche, ma di stabilire relazioni, di “vivere insieme”.Il sistema mondo globalizzato, infatti, non ha eliminato le culture locali, ma anzi vede crescere in tutto il mondo una proliferazione di nuove identità culturali, politiche e religiose, sentite come specifiche e vissute intensamente. Dunque la multiculturalità non è un fatto, ma un risultato in progressivo divenire di un insieme di comunicazioni e di relazioni tra individui e gruppi responsabili: una realtà in movimento, attraverso cui i cittadini consolidano il senso di appartenenza ad una cultura e ad un popolo nella prospettiva dell’appartenenza alla famiglia umana e nell’apertura alla scoperta delle ricchezze dell’alter. Di fronte ad un pulviscolo di culture, etnie, differenze, conflitti religiosi, dobbiamo considerare propaganda l’universalismo e la cittadinanza universale.La chiave del “dialogo”, quale sentiero percorribile per lo sviluppo di una cultura di pace, è l’importanza della conoscenza del “diverso” , nelle sue tradizioni socio-culturali e religiose, per poterne comprendere le reali esigenze e favorirne l’integrazione dello stesso nella società civile in cui vive.Andare quindi oltre il modello di dialogo interreligioso di Assisi, superando i pregiudizi e le diffidenze e soprattutto la politica delle ideologie, per concentrarsi più sugli aspetti concreti sul piano pratico-operativo, per affrontare le difficoltà con cui le comunità di fede sono costrette a misurarsi ogni giorno, e a concepire il dialogo più dalla prospettiva di una dimensione civile. Questo approccio inclusivo dissolve le tendenze alla separazione ed all’isolamento, rendendo così possibile una nuova modalità di relazione in quanto parte di un gruppo. Gli uomini devono tornare a Ri-membrare, ovvero di comprendere di essere tutti collegati da una unica Matrix. Nostro proposito è riconoscere le differenze ,rispettarle ,identificandole nello stesso tempo con il Tutto.

shantij

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