UN INSEGNAMENTO BUDDISTA SU CUI MEDITARE:IL POTERE DELL’EQUANIMITA’

Il potere dell’Equanimità di Maurizio Falcioni

In noi permane il ricordo di quando accoglievamo con amore tutto ciò che la vita ci portava. Quel tempo sta tornando e molti si stanno risvegliando al potere dell’equanimità, la nostra arma più segreta contro il dolore, un’arte di vivere e di morire ogni giorno, la scoperta di poter accettare noi stessi ed ogni cosa così com’è. Un percorso difficile che ci pone di fronte ogni giorno alla scelta tra agire o reagire

Non tutti riconoscono nel termine equanimità (ovvero di animo sereno e giusto) la vastità del mondo che in esso è contenuto. Quando si scopre il senso profondo di questa parola si riscopre contemporaneamente anche il senso della vita: nell’equanimità troviamo un antico ricordo sepolto nella memoria ancestrale che, paradossalmente, rimaneva più vivido quando eravamo piccoli.
795335-neige-tres-fine-tombe-parfoisI bambini rimangono maggiormente in contatto con il flusso delle cose. L’esperienza di vedere cadere la neve o il movimento degli alberi inondati dal vento, ma anche la semplicità di una foglia che lentamente cade dondolando verso la terra, erano viste con libertà assoluta ed infinito stupore. In questa esperienza c’era equanimità, non un ricordo agganciato che suscitasse emozioni o pensieri disfunzionali, ma semplicemente stupore per il creato, l’osservazione pura che si fondeva con la purezza della natura.

 Lentamente, a mano a mano che la nostra mente si appesantiva, abbandonavamo questa fluidità per lasciare spazio al controllo indotto che produce caos, una resistenza continua verso ciò che è e che inevitabilmente continuerà ad essere. Non possiamo fermare la goccia che scende dal cielo e neppure gli tsunami o i terremoti e non possiamo fermare neppure un cuore innamorato: l’Amore esonda l’anima nel momento in cui quel particolare tipo di energia tocca il nostro essere, rivoluzionandolo per sempre.

Come renderla conforme alle leggi universali?
Nel cuore dell’azione si nasconde l’equanimità: tutto sta nel riuscire a fare in modo che questa possa influenzare l’azione, per renderla il più possibile conforme alle leggi dell’universo. in-cimaMentre agiamo qualcosa dentro di noi osserva il movimento: nel linguaggio spirituale esso viene definito “osservatore immobile”, la mente che osserva la mente; più esattamente possiamo dire che quella parte immobile e perfettamente equanime è la natura dominante dell’essere, la parte più nobile noi, senza nome, senza forma, senza età. Nella nostra memoria energetica c’è un ricordo indelebile che – quando tentiamo di ricordare – individueremo con assoluta precisione. Esso è una parte di noi, se vogliamo possiamo considerarla strettamente connessa con il momento presente e comunica costantemente il modo per affrontare le nostre vite con estrema saggezza.
 Ci sono persone che sviluppano spontaneamente questa metodologia di osservazione: dotate di una particolare forma di intelligenza, riescono a sintonizzarsi con questo insegnamento e in questo modo affinano sempre di più il loro radar interiore. Nella storia dell’umanità queste persone sono state in grado di raggiungere risultati straordinari, hanno mosso interi eserciti, fondato culti e religioni e il loro insegnamento è giunto fino a noi scritto in antichi testi ritrovati sotto la sabbia del deserto o inciso nella pietra. In tutti questi insegnamenti, nel cuore più puro della verità che essi contengono, chi riesce a trovarne l’essenza troverà l’indicazione per riscoprire questa sorgente di saggezza dentro di sé.L’equanimità è come l’acqua di una sorgente L’equanimità è come l’acqua di una sorgente che scendendo lungo la montagna si plasma con le forme della montagna stessa. cascatePer diventare acqua dobbiamo rinascere alla sorgente interiore, quella parte nascosta da strati e strati di impurità: l’equanimità ci aiuta a scavare sempre più in profondità per ritrovare questa sorgente e dissetare noi e il mondo intero.

 Pensate all’equanimità di un grande albero secolare, ma anche a quella di un giovane ulivo di campagna, oppure la magnificenza che emana uno stelo d’erba, disposto a piegarsi, per non spezzarsi lì dove è più debole.
La natura ci insegna l’equanimità costantemente, ma nel momento in cui ci sintonizziamo con questa corrente continua di informazioni, sentiamo salire una profonda inquietudine, invece di riappacificarci con il mondo lo sentiamo così ostile a noi; la natura ci fa scoprire il nostro conflitto, ci fa vedere la parte più fragile, quella sovrastruttura instabile che per mantenersi ben salda ha bisogno costantemente della nostra energia. 
In questo modo scopriamo che per essere equanimi dobbiamo imparare a non reagire impulsivamente, dobbiamo rimanere aperti al mondo e quindi agli altri e lasciare che la natura faccia il suo corso su di noi, come il grande albero ci insegna. 
Restando aperti ed equanimi, i flussi di energia vitale provenienti dall’Universo si allineano con i flussi di energia del nostro corpo energetico – come ci insegnano gli shamani Nagual – e nel tempo potremmo godere di un nuovo stato vibrazionale, completamente rinnovato, pieno dell’intento di muoversi nella direzione dello spirito senza avere il minimo dubbio sull’abbondanza del raccolto.

Una dura prova da superare
L’equanimità è una dura prova da superare, perché la mente è carica di negatività ed in costante movimento, come una frenetica corsa alimentata dal desiderio di arrivare ed inacidita dall’avversione per gli ostacoli che si incontrano.
 La grande prova sta quindi nel riuscire a fermarsi nell’immobilità più assoluta, per ascoltare la linfa che scorre nel tronco stesso della vita e poi perdersi in essa come prima del concepimento.
 NagualRitornare a casa è in definitiva ritornare ad essere l’essenza del seme che eravamo, quella meravigliosa luce che si sprigionava dall’idea di essere concepiti. Rimanere presenti è quindi restare a cavallo dell’istante in cui la vita genera altra vita in un continuo cambiamento, un’onda che fluttua in un ciclo di nascita e morte.

 In questo progresso di equanimità c’è dedizione amorevole verso i nostri simili ed un arricchimento costante determinato dal dare incondizionato. Progredire su questa via era la scelta dei nostri padri e il sacrificio delle nostre madri. Anche se è possibile che nel perseguirla hanno trovato il fallimento, a noi rimane il compito di riprendere l’intento e raggiungere il compimento di una mente equanime, concentrata e profondamente saggia.
Da qui riprendiamo il cammino.

Ricercatore, Counselor e Costellatore familiare, si dedica da oltre quindici anni al percorso spirituale, approfondendo l’insegnamento di vari maestri per sviluppare la tecnica della meditazione consapevole (Vipassana). Dopo aver incontrato Bert Hellinger, si è occupato di costellazioni familiari, proponendo un percorso di crescita personale e lavoro su di sé tramite la meditazione, il counseling psicologico e le costellazioni familiari. Appassionato di poesia e scrittura, diffonde le sue esperienze tramite la rete. Mail: maurizio.falcioni@gmail.com

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