La morte-Riflessioni sul vero significato con le parole dell’Avatar Satya Sai Baba

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LA MORTE – Riflessioni sul vero significato dell’evento morte con le parole dell’Avatar SRI SATHYA SAI BABA “Quando c’è una nascita, inevitabilmente c’è anche una fine, prima o poi. Non bisogna dare alla morte eccessiva importanza e non bisogna averne paura. Anche un AVATAR quale IO sono, dovrà un giorno lasciare il corpo ed andarsene”.. BABA Presentazione: In questo piccolo saggio abbiamo voluto analizzare il problema morte attraverso gli insegnamenti dell’Avatar Sathya Sai Baba . Allo scopo di stimolare ulteriormente la riflessione, di seguito sono state aggiunte alcune Upanisad, passi della Bagavad Gita, del Garuda Purana trattanti l’argomento. La morte secondo gli Insegnamenti di SATHYA SAI BABA L’uomo conosce tutto su ogni cosa tranne che sulla morte. Perché si muore? “ Per non morire più “:questa è la risposta. Si nasce e non si dovrebbe più nascere. L’uomo non dovrebbe morire come un cane od un gatto. Egli dovrebbe lasciare il mondo più felice di quando vi è entrato e andarsene pieno di gratitudine per aver visto, udito, toccato, odorato e gustato DIO in ogni cosa. Nel suo ultimo respiro dovrebbe ricordare il Signore. Ma per ottenere questo risultato occorre tutta una vita di pratica. Quando la madre ritorna a casa con tre secchi sulla testa, anche se parla con le sue compagne, la sua mente è sempre rivolta al bambino che sta a casa nella culla. Così non dovreste permettere alla vostra attenzione di allontanarsi da DIO, che è lo scopo finale. Pertanto coltivate l’abitudine di ricordare il Signore ad ogni respiro e così sarete in grado di ricordarlo quando esalerete l’ultimo. La morte è considerata come qualcosa che incute paura, di cui non si dovrebbe mai parlare! Ma la morte non è cattiva né buona! E’ solo inevitabile! Quando qualche vicino perde il figlio, voi lo consolate dicendo che dopotutto è solo un sogno, che i bambini nascono e muoiono perché sono debitori venuti a realizzare vecchi debiti contratti in vite precedenti…. Ma quando voi perdete il vostro, non vi consolate con gli stessi argomenti. Lo fate solo per gli altri. Ogni corpo ha in se il PURUSHA ( DIO ) e l’intero universo è immanente in esso. Così, alla fine, ciò che muore è il corpo, non l’occupante del corpo. Ora non capite la buona fortuna di averMi come guida. Io non mi fermerò finchè non vi avrò riformato. Non perdete questa occasione, che capita una sola volta nella vita. (Discorso Divino del 22-10 1963 – Discorsi vol.III ) Domanda: Rispetto alla morte, in che stato dovrebbe essere la mente? SAI: La meraviglia più grande è che noi sentiamo che non moriremo. I fiori sbocciano e danno il massimo profumo prima di cadere, mentre l’uomo, quando si avvicina la sua fine, ha il muso lungo. Egli dovrebbe essere come il fiore e fare qualcosa di buono e luminoso quando muore. Due cose occorre ricordare: la morte e DIO e due cose si devono dimenticare: il male che ci hanno fatto gli altri ed il bene che noi abbiamo fatto agli altri. Infatti il ritenere queste due cose vuol dire attendere risultati futuri e le conseguenze future arriveranno se teniamo in mente quelle cose. Noi dobbiamo sopportare la reazione di tutto ciò che pensiamo o ci mettiamo in mente. ( Colloqui cap. XVIII ) Domanda: Cos’è la Realtà, SWAMI? SAI : Questo è è tutto irreale! I tuoi sforzi le tue parole, tutto è irreale. Quando lo saprai, la realtà diverrà evidente. Togli via tutte le idee, le opinioni e le azioni irreali e potrai vedere la Verità occulta. D : Come è possibile ritenere irreale tutto ciò che si fa, si dice, si vede, si tocca e si ascolta? SAI : Comincia a capire chi è colui che sperimenta tutte queste cose. Tu parli del tuo corpo come di “ Io “, non è così ? Ciò è irreale : dato che quell’io che ha le esperienze è irreale, come possono essere reali le esperienze? Tutti hanno lo stesso Spirito. La persona che ha le esperienze non è “ te “; chi ha ascoltato non è “ te “ ; tu sei solo stato il testimone di tutte queste esperienze. D : Swami, mi hai detto che in tutto c’è lo Spirito di Dio ( Atma ) : anche in un cadavere ? SAI : Ecco una buona domanda. E’ più visibile il tuo dubbio o quello di un morto ? D : Il mio. SAI : Ma tu hai coscienza di un “ io “ solo al risveglio da un sonno profondo, no ?. Allo stesso modo c’è l’Essenza Divina anche nel cadavere. D : Allora come si può chiamare “ morto “, come si può morire se l’Atma c’è ? SAI : Se sai discriminare a dovere, né vita né morte esistono. Si chiama vivo un corpo che si muove e morto uno che non si muove più. In sogno si possono veder ogni quantità di corpi vivi e corpi morti, che poi nella veglia non ci sono. Allo stesso modo, questo mondo, mobile od immobile, è inesistente….la morte è solo lo svanire della coscienza dell’” io “ e la rinascita avviene quando riappare tale coscienza. Questo è quanto si chiama nascita e morte, ragazzo! L’attività dell’” io “ nasce, l’attività dell’” io “ muore : ecco tutto! D : Sicchè io esisterò sempre, vero ? SAI : Certo che esisterai! Quando c’è la coscienza dell’” io “ tu esisti ed esisti anche se non c’è. Tu sei solo la base per la consapevolezza, non la consapevolezza stessa. D : Ma si dice “ raggiunta la Liberazione …”. Che cos’è ? SAI : Compresa la causa delle morti e delle nascite, si deve distruggere del tutto la coscienza di in “ io “ separato, questa condizione è la Liberazione. D : Sicchè, quando muoio, io e Te siamo Uno, è così ? SAI : Chi direbbe di no ? Quando tu sia fermamente stabilito in questo senso di “ UNO “, non ci sarà più nulla di separato. SAI : La Pura Coscienza (Cidakasam) è la Divina Essenza, l’ATMA. Cittakasham è la sua deformazione, Cittam, ossia la sostanza mentale in cui si condensa la Pura Coscienza. Quando lo Spirito si cambia in Mente (Manas), Intelletto (Buddhi) ed Ego(Ahamkaram), si chiama Antahkaranam, l’Organo Interno dove sono attivi i sensi nella loro dimensione sottile. La coscienza dell’io condizionata dalla Pura Coscienza dotata del Corpo Sottile è l’Anima dell’individuo. La Mente è per l’uomo l’unica causa di schiavitù e di Liberazione. La mente fabbrica ogni quantità di illusione. D : Come può sparire quell’illusione, Swami ? SAI : Quando avrai afferrato il suo segreto con la ricerca, i molti tornano a riunirsi nell’Uno : allora il SE esiste come SE. L’illusione “io sono il corpo” sparisce se applichi l’unguento dell’investigazione che discerne. D : Lo possono seguire tutti questo sentiero dell’indagine ? SAI : No, figliolo; solo quelli la cui Coscienza è maturata. D : E allora cosa possiamo fare per giungere alla maturità ? SAI : Con quei mezzi che si chiamano Ripetizione del Nome, Meditazione, Adorazione e Controllo del respiro. Con costanza, per loro mezzo, maturerai e diverrai capace di afferrare l’IO che solo esiste, indagando nella Realtà. Per chi ci arriva, l’Atman non è qualcosa di diverso da loro o da te. Tutto è Atman. D : Chi sono i veri sapienti ? SAI : Coloro che conoscono la Divinità che risiede in ognuno nel modo in cui questa Essenza Divina conosce se stessa, come latte aggiunto al latte, olio ad olio, acqua ad acqua. Quando muore il loro corpo fisico, essi si fondono nello Spirito di DIO. D : Anche senza saggezza si può avere la Liberazione solo con il distacco dalle cose ? SAI : Domanda sciocca. Come può essere dolce il frutto se non matura ? Il distacco può nascere solo dalla Saggezza. Senza distacco non c’è Liberazione, stai sicuro. D : Dove si colloca la Devozione ? SAI : Rieccoci daccapo! Prima della Saggezza c’è la forma di Devozione (Bhakti) e prima della Devozione c’è la forma di affetto a DIO (anurakti). Sono tutte una sola cosa : l’Affetto è il fiore, la Devozione è il frutto maturo, è Sapienza e il Distacco è lo stato finale, il succo. Senza uno di essi non puoi avere il successivo. Per aver cura del frutto finchè non abbia il succo ed il sapore, devi praticare la preghiera quotidiana e tutto quello che ti ho detto prima. Ma devi avere in mente, fin dal primo momento, l’Unità di tutto. Convinciti che non c’è “altro”. D : Dobbiamo prima di tutto scoprire chi siamo ? SAI : Esatto, comincia a cercarlo. L’insegnamento del Vedanta gira tutto intorno alla domanda: “Chi sono io? “. Fai prima tutti i tipi di disciplina e finalmente mettiti in questo. ( Colloqui cap. 10 ) Non preoccuparti; non pensare alla nascita ed alla morte o alla gioia ed al dolore che vengono ad accavallarsi sopra di te: sono cose che hanno rilievo solo per il corpo. Perciò, non stare a rimuginare su realtà naturali come il nascere ed il morire, la gioia ed il dolore. Tutto quanto esiste nel mondo, un giorno o l’altro , si trasformerà. Scopri il Divino e, mentre sei intento ai tuoi doveri, non perdere di vista questa Divinità. (“il mio BABA ed io” pag.110) Domanda : Chi e che cosa si reincarna ? E’ la personalità mutevole che si reincarna ? BABA : Che cos’è questo “io” limitato dal corpo, ma nello stesso tempo così ben distinto da esso ? Non c’è un’anima al di fuori di esso e, in sua assenza, non rimane che lo Spirito non-duale. Ciò che è ben definito nell’uomo è il corpo causale, che persiste fino alla Liberazione. D : Cos’è la Liberazione ? BABA : Il ricercatore spirituale, allorchè l’intera creazione attorno a lui assume l’aspetto di un Amore Beato e di una Esperienza Luminosa, perde i limiti della coscienza della propria individualità, trascende i confini della personalità ed in ogni momento sperimenta con tutti i suoi sensi la Beata Divinità Immanente, che è sempre stata latente in lui. (“il mio BABA ed io” pag. 112-113) BABA : La gente accetta come fatto automatico che il corpo sia il sé ed anche noi lo accettiamo. Quando voi dite : “questo è il mio corpo, la mia mente, la mia intelligenza ecc.”, ciò implica che siete differenti dal corpo, dalla mente, dalla intelligenza ecc. Voi siete nel corpo, nella mente e altrove, ma essi non sono in voi. Essi appartengono a voi, ma non sono lo stesso che voi. Essi sono voi, ma voi non siete loro. (“il mio BABA ed io” pag. 199 ) “ Io sto andando verso DIO. Nessuno dovrà piangere, perché vado nel Regno dei Beati e non avete nessun motivo addolorarvi. Non dimenticate Swami, neanche per un giorno e non interrompete l’adorazione del giovedì” ( Fiamma d’Amore pag. 251) Riguardo al pianto dei parenti: “ Madre non piangere, la vita è un sogno di breve durata! L’esperienza dell’unione e della separazione fra parenti ed amici è comune a tutti i mortali! Tuo figlio era un’anima dotata di Divinità, è stato sempre ligio alla disciplina, alla Devozione ed alla buona condotta ed ha sempre seguito le buone norme dell’educazione. Alla fine si è riunito con l’Assoluto e tu piangi ? Tuo figlio si è immerso nell’Infinito e tu piangi ? Il tuo pianto potrebbe avere una risonanza in quell’Anima benedetta che ha raggiunto la felicità suprema”. ( Fiamma d’Amore pag.255) Una volta una devota venne da Me e Mi disse che suo marito era deceduto. Io le risposi: “Molto felice”. Si arrabbiò e disse: “Swami, che cosa ti rende così felice mentre piango la morte di mio marito?” Le risposi: “Madre, Io sono sempre felice. Per questo ti ho risposto a quel modo. Mi vedi sempre sorridente perché la felicità è proprio la mia natura”. ( Discorso Divino del 25-10-2001 ) Due persone – padre e figlio – che avevano seguito attentamente un Discorso dello Swami sulla non -dualità, da quel giorno rivolsero la loro mente a pensieri Spirituali e praticarono una profonda introspezione. Nel giro di pochi mesi, il figlio morì col Nome di SAI sulle labbra e con la Gioia Sublime di sentirsi unito a Lui. Il padre scrisse a BABA: “Mio figlio è morto felice: egli non aveva altra aspirazione che di ricongiungersi a DIO. Sono contento che abbia fatto una vita virtuosa ed un morte invidiabile”. E’ impossibile descrivere il processo mentale che trasforma i sentimenti di un padre al punto da fargli scrivere “ sono contento” al pensiero della morte di suo figlio! ( Fiamma d’Amore pag.257) “ Quando qualcuno ha ottenuto la mia Grazia, gli dò il conforto della Mia Presenza al momento del trapasso, così che possa riunirsi a Me nella Beatitudine Eterna” BABA ( Fiamma d’Amore pag. 268) “Il solo motivo per cui l’Anima entra nel corpo, è quello di scontare il suo debito karmico, ma spesso, anziché liberarsene, ne accumula degli altri e perciò deve incarnarsi di nuovo, scendendo sempre più in basso nella scala dell’evoluzione” BABA (Fiamma d’Amore pag.273) “Quando c’è una nascita, inevitabilmente c’è anche una fine, prima o poi. Non bisogna dare alla morte eccessiva importanza e non bisogna averne paura. Anche un AVATAR quale IO sono, dovrà un giorno lasciare il corpo ed andarsene”.. BABA (Fiamma d’Amore pag.276) “E’ stato detto che il pensiero rivolto a DIO in fin di vita sia la porta d’ingresso dell’Eternità. Ma quel pensiero non può sorgere di getto, all’ultimo momento: soltanto se è diventato un’abitudine, un modo di essere, potrà dare un grande aiuto nell’estremo istante. In questo caso IO mi presento davanti al morente e lo prendo con ME per riunirlo a ME”. BABA (Fiamma d’Amore pag.277) Al momento della morte la gente normale non riesce facilmente a fissare la mente su Dio. Questa è una cosa che presuppone un lungo allenamento e l’avvenuto compimento di particolari atti purificatori, i Purva Samskara ( 48 tecniche di purificazione descritte dai Veda, sedici delle quali sono considerate essenziali, atte a rimuovere i desideri ed i vizi, al fine di sostituirli con Sathya, Dharma, Shanti e Prema ). La mente deve aver attraversato un certo percorso di disciplina e deve aver raggiunto lo stato in cui “è posseduta dallo Yoga “. Ma neanche questo è sufficiente. La mente deve scartare ogni pensiero diverso da Dio, classificandolo come “ basso od inferiore “ o addirittura “ contaminante “. Questo disgusto verso ogni altro oggetto che non sia il Divino deve fortificarsi al massimo. Quando queste due cose sono presenti, il pensiero di Dio emergerà certamente e resterà stabile negli ultimi istanti di vita. ( BABA pensiero del giorno del 16/12/2001 ) “ IO sto facendo soffrire Rao in tal modo, perché il suo karma possa essere completamente eliminato nel corso di questa vita, cosicchè non sia più costretto a rinascere. Non avrei potuto forse lasciarlo andare prima? Andarsene è facile, ma l’essenziale sta nel non dover tornare. Ecco perché deve sopportare tanto male! “ BABA (Fiamma d’Amore pag.282 ) “ La flessibilità è gioventù e vita. La rigidità è per la vecchiaia e la morte. Conserva la tua flessibilità. Evita ogni rigidità. Trova il bambino in te e trova il tuo gioco. Gioca ogni giorno qualcosa ed inverti così il processo. Invece di diventare sempre più rigido, diventa sempre più spensierato, sempre più tenero, sempre più leggero. L’esterno è sempre un riflesso dell’interno Più diventi spensierato, più prendi contatto con il bambino, più il tuo corpo diventa flessibile. Ubbidisci con elasticità ai profondi paradossi, alle apparenti contraddizioni della vita. Riconosci le grandi verità, perché puoi guardarle con gli occhi grandi ed innocenti di un bimbo. Muori perciò giovane perché hai potuto diventare vecchio giocando con il bambino che è in te. Completamente flessibile perché la rigidità della vecchiaia non ha potuto trovare alcun arresto in te. Pieno di splendore e pieno di benedizione. ( SAI BABA parla all’occidente – 25 novembre ) “ Nell’aldilà ti aspetta la felicità e tu che fai ? Cerchi con tutti i mezzi di legarti al mondo ! La verità è che il mondo terreno è un campo di manovre più o meno difficile, nel quale impari l’amore, lo spirito di sacrificio, il servizio al prossimo, la verità e la rettitudine. Credimi il mondo non ha altro valore. Ad ogni nascita IO ti do esattamente il corpo che ti occorre per fare le tue esperienze sulla terra. E sta sicuro : esso è ogni volta per ognuno ideale e completo. ( SAI BABA parla all’occidente – 27 ottobre ) I CINQUE INVOLUCRI Lo Spirito del Se, l’Atma, è presente in forma sottile in ogni punto del corpo. Lo Spirito, puro e senza macchia, è circondato da cinque involucri. Il fulcro della conversione spirituale sta nel comprendere la propria Innata Natura. I cinque involucri sono i seguenti: Corpo fisico ( Annamaya-kosha )  E’ l’involucro del cibo, il livello fisico, l’aspetto grossolano. Corpo sottile comprende :  L’involucro della vita o guaina vitale ( prano-kosha )  L’involucro della mente ( mano-kosha )  L’involucro dell’intelletto ( vijnana-kosha ) La mente ne è il principio basilare. La mente è d’una vastità infinita, nel senso che può espandersi per tutto l’universo. La mente sta alla base del mondo intero. Corpo di Beatitudine (Anandamaya-kosha ) -Corrisponde al corpo causale (Karana Sharira ). Benchè sia chiamato di Beatitudine in realtà non rappresenta la Beatitudine in senso stretto : sembra un’esperienza di Beatitudine, ma è solo uno stato di oblio totale, di incoscienza. Per essere nella vera e completa Beatitudine bisogna andare oltre i cinque involucri. Oltre i cinque involucri c’è IL QUARTO STATO : IL Supremo Aspetto Causale TURIYA Esso sopraggiunge dopo lo stato di sonno profondo. E’ uno stato di Vera Beatitudine, che non può essere sperimentato né con la mente, né con i sensi, né con l’Intelletto, né con la ragione e nemmeno con i sogni. Rappresenta l’Ultimo Stato di coscienza per il quale i cinque involucri sono degli ostacoli. I cinque involucri vengono erroneamente presi per fonte di gioia ed è così che l’uomo si toglie fuori dallo Stato di Beatitudine Spirituale. I CINQUE INVOLUCRI CI INCATENANO A CINQUE OSTACOLI: 1° – Ignoranza dovuta alla identificazione con il corpo fisico a cui è legato il dolore. 2° – Imperizia propria di chi prende il mondo per vero. Provoca una sofferenza dovuta al fatto di ignorare che la mente è la principale responsabile di tutto. Si è trascinati dalla scena del mondo all’insegna del “ mi voglio godere la vita “, in realtà si è trascinati a causa della mancanza di abilità nel controllare la mente e per la domanda di attaccamenti avanzata dal corpo. 3° – Piacere. Interesse nella soddisfazione dei sensi, senza la quale si pensa di non poter vivere. 4° – Passione. Amore sviscerato per le ricchezze, il denaro, le comodità. Esso è destinato a crescere sempre e quindi a procurare molti dolori. 5° – Insoddisfazione. Fate assegnamento su una persona e ne dipendete. Se questa soddisfa il vostro desiderio siete felici, altrimenti incominciate ad odiarla. E’ un genere di avversione che sta prendendo sempre più piede nel mondo. I cinque involucri incatenano l’uomo a questi tipi di sofferenza. L’Involucro di Beatitudine è il solo in grado di darci Felicità e Pace. Lo si può trovare nell’ultimo stato di coscienza, lo stato di UNITA’, detto TURIYA. Il corpo è destinato a decadere, mentre Colui che vi abita dentro è Eterno, non nasce né muore, non ha bisogno di Liberazione né soggiace a legami, non porta segni esteriori, non ha caratteristiche di identificazione. IN VERITA’ COLUI CHE DIMORA NEL CORPO E’ LO STESSO SOMMO DIO. Finchè si rimane attaccati al corpo, non è possibile comprendere la Divinità che vi abita dentro. L’Eterno e Arcaico Principio è il Principio di Verità. In qualsiasi oggetto vi imbattiate, scopritene il Principio Primordiale. Tutto ha un fondamento, un’origine e tutto alla fine deve tornare a fondersi nella sua Origine Primordiale. Tutta la Natura è orientata verso il Punto di Origine. Le esperienze dello stato di veglia si ricostruiscono nello stato di sogno ove si accompagnano al Principio che fa risplendere l’organo interno della mente (antakarana). Nello stato di sonno profondo e senza sogni, l’Anima individuale si accompagna all’Involucro di Beatitudine. I responsabili dell’esistenza del corpo visibile sono i cinque involucri. CANTA LA GLORIA DI GOVINDA O STOLTO QUANDO LA FINE SI APPROSSIMA, LE REGOLE DI GRAMMATICA NON TI VERRANNO IN SOCCORSO – SHANKARA – Controllate il vostro corpo, controllate la vostra mente, non aspettatevi che lo facciano altri. OGNUNO DEVE FARLO PER SE STESSO. B A B A ( Discorso Divino del 4-3-2000 ) Non è l’azione in se che causa la rinascita, ma la reazione. Ti senti felice ed eccitato se il risultato è buono. Ti senti infelice e scoraggiato quando il risultato è cattivo. Queste reazioni emotive fanno esplodere altri desideri ed impulsi che gonfiano o sgonfiano l’ego. Questo porta a più azione e dall’azione deriva la reazione e cosi questa catena senza fine di azione-reazione-rinascita, viene prodotta la rinascita. I desideri e gli impulsi rimangono con te anche dopo la morte. Essi sono così forti che rinascerai in questo mondo ripetutamente in modo da poterli eseguire. Finchè rimarranno desideri, la rinascita è inevitabile. Allora, se desideri evitare la rinascita, dovresti liberarti dai desideri terreni: questi ti legano, sono come calamite che ti attraggono continuamente in questo mondo. ( BABA Amrita Varshini cap. 8) CONTATTI CON L’ALDILA’ BABA : La morte è uno stato assai simile al sonno. L’individuo abbandona il proprio corpo come fosse un abito vecchio e logoro. Soltanto il corpo perisce. Poiché la mente non ha alcuna forma fisica, non si dissolve con il corpo e l’attività del pensiero persiste anche dopo la morte del corpo. Il flusso dei pensieri è la mente. L’Eterno ATMA è come una lampada e l’Intelligenza ne è come la sua luce. Perciò, l’Intelligenza diffonde la sua luce e discerne fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Le esperienze avute da Walter Cowan dopo la morte non sono necessariamente uguali per tutti. Dopo la morte del corpo fisico è impossibile per uno spirito disincarnato entrare in contatto con questo mondo materiale. Domanda : Allora Svamiji, che dire della cosiddetta psicofonia, delle manifestazioni spiritiche e dello spiritismo ? BABA : E’ tutto falso !! E’ la mente che, attraverso una profonda concentrazione, produce queste cose. Gli spiriti non possono contattare il mondo materiale, ma la mente può produrre registrazioni e trasmutazioni della materia in questo mondo fisico. Le cosiddette radiazioni prodotte da un fonografo fanno pure parte di un’attività mentale. E’ una proiezione della mente stessa ed è sempre la mente che la rileva. La bellezza di un oggetto giace negli occhi di colui a cui appartiene. ( a qualcuno l’oggetto può apparire brutto, mentre ad altri può sembrare bello. Il bello od il brutto non hanno niente a che vedere con l’oggetto). La mente è responsabile della creazione di questa bellezza ed anche del suo godimento. ( BABA . Vision of the Divine pag. 98 ) PURANA e UPANISAD Quando l’ANIMA VIVENTE (Jivatma), con le sue facoltà vitali in essa riassorbite si è ritirata nella propria sede, l’apice di questo organo sottile brilla ed illumina il passaggio dal quale l’Anima individuale deve uscire. Esso è la corona della testa se l’individuo è un sapiente o un’altra parte dell’organismo se è un ignorante. 101 arterie (nadi) escono dal centro vitale, come i raggi di una ruota escono dal mozzo ed una di queste arterie attraversa la corona della testa. Essa è chiamata Sushumna. ( Katha Upanisad ) Da questo passaggio, in virtù della Conoscenza acquisita e della Coscienza della Via Meditata, l’Anima del sapiente, dotata della Grazia Spirituale di BRAHMA che risiede in questo centro vitale, l’Anima individuale sfugge ed incontra un raggio solare ( BUDDHI ) E’ per questo raggio solare che Essa si incammina di notte o di giorno, d’inverno o d’estate. ( Chhandogya Upanisad ) Con la morte del corpo fisico, il ricercatore spirituale seguirà i raggi solari e raggiungerà la sfera del sole dove sarà guidato verso le sfere superiori chiamate le sfere del Brahman. Queste anime diventeranno Uno con l’Assoluto. Questa è la Liberazione. L’anima delle persone virtuose (coloro che hanno agito bene ma per motivi egoistici), andrà, come risultato delle loro opere meritorie, alle sfere lunari dove esistono cieli o paradisi diversi nei quali essa acquisirà una forma sottile, quella dell’angelo o deva. I deva sono anche detti dei. Qui essa godrà le benedizioni del cielo per un periodo adeguato ai suoi meriti e qui resterà finchè non avrà esaurito i suoi crediti. Allora ricadrà sulla terra e sul piano materiale e rinascerà ancora come uomo. Dunque, il paradiso è soltanto un periodo transitorio di riposo dove le anime godono i frutti delle loro buone azioni e dei crediti che hanno accumulato in vita. Quando l’anima rientrerà nel corpo fisico, dovrà ancora lottare per la propria evoluzione spirituale. Nei piani sottili non potrà evolvere spiritualmente in quanto nei paradisi si soggiorna per godere i frutti delle azioni compiute, ma non si potranno esercitare nuove azioni. Per progredire, l’anima deve rinascere in un corpo fisico. Le azioni, buone o cattive che siano, portano sempre dei frutti (reazioni). La sola strada per liberarsi dalle catene, è quella di rinunciare ai frutti dell’azione. L’ultima categoria di persone è quella dei malvagi. Quando essi muoiono, la loro anima diventa uno spirito demoniaco che dovrà vivere in una zona intermedia tra le sfere terrestre e lunare. Dopo aver scontato il loro periodo, ricadono nel corpo di un animale od in quello di un miserabile. In seguito riacquisteranno un corpo umano. L’anima dei tre tipi di persone è la stessa, sia che viva una vita malvagia od una virtuosa: sono le azioni che ne velano lo splendore. Quando l’anima è fortemente velata, parliamo di peccatore; se è lievemente velata, diciamo che si tratta di un buon uomo. I Vedanta dichiarano che l’intero mondo, inclusi paradiso ed inferno e tutte le forme di questo mondo, non hanno alcuna esistenza se non nell’immaginazione della mente. Il pensiero prende una direzione sbagliata e porta dispiaceri, ansietà e dolori. Quando la mente viene giustamente orientata, essa libera per sempre dal ciclo della morte e della rinascita. (tratto da un commento basato sul Garuda Purana cap.26 ) “ Già vidi migliaia d’altre matrici; ho consumato nutrimento d’ogni sorta, ho poppato al seno di svariate mammelle. Prima nato, poi morto, rinasco continuamente. Ahimè, sono sprofondato in un oceano di dolore e non riesco a scorgere una via di salvezza1 Il frutto di quel che feci a chi m’era compagno, buono o cattivo che fosse, quello solo devo scontare: da lungi sono scomparsi quelli che han goduto e quelli che han sofferto per il mio agire. Potessi fuggirmene dal grembo di mia madre, prenderei rifugio nello Yoga e nello studio della dottrina che insegna la differenza tra la coscienza e gli oggetti, la dottrina che distrugge ogni male ed elargisce il frutto della liberazione. Potessi fuggirmene dal grembo di mia madre, m’abbandonerei al Sommo Signore oppure a Narayana, che distruggono ambedue ogni male ed elargiscono il frutto della Liberazione. Potessi fuggirmene dal grembo di mia madre, senza posa mediterei sull’Assoluto Imperituro.” Ma ecco che, raggiunta l’apertura degli organi genitali, oppresso dallo sforzo delle doglie, costretto a nascere con dolore e sfiorato dal tocco dell’aria esterna, non riesce più a serbare il ricordo delle nascite e delle morti e si scorda le sue precedenti azioni buone e malvagie. ( Garbhopanisad 4 ) La morte distrugge il corpo grossolano. Poi il principio vitale individuale, obnubilato dall’ignoranza e dagli elementi che compongono l’universo, si appropria degli organi di senso e di quelli d’azione, nonché dei relativi oggetti e dei vari tipi di forza vitale, insieme alle azioni che compie spinto dal desiderio ed assume un altro corpo, raggiungendo un diverso livello d’esistenza. I frutti delle precedenti azioni del principio vitale individuale continuano a maturare ed esso non conosce riposo, come un insetto che si dibatta in uno stagno. Ed è solo grazie alle buone azioni compiute che, al termine di parecchie rinascite, sorge nell’uomo il desiderio della liberazione. Solo allora, se si è fatto ricorso ad un buon Maestro spirituale e lo si è servito per lunghi anni, si potrà ottenere la Liberazione della schiavitù. In verità, causa della condizione di schiavitù, è la mancanza di quest’esame della condizione umana. La salvezza invece è originata da tale esame. Pertanto ci si dovrebbe sempre sforzare di praticare un’analisi sul proprio Sé. E’ possibile accertare la realtà del Sé, tramite l’esame delle false attribuzioni cui questi va soggetto e la conseguente loro confutazione. Pertanto non ci si dovrebbe stancare di esaminare con attenzione il mondo, il principio vitale individuale ed il Sé universale. Messo in luce il modo proprio di essere del principio vitale individuale e del mondo, CIO’ CHE RESTA E’ L’ASSOLUTO, che si rivela NON DISSIMILE DAL SE’ INDIVIDUALE. ( Paingalopanisad II 55-64 ) OM SAI RAM

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