Il Perdono tratto dal libro”Lo Specchio dell’anima”di M.Gabriella Lavorgna

Il mio percorso di crescita spirituale è iniziato sin da bambina quando all’età di 7 anni , per la malattia di mia madre, sono dovuta andare in collegio di suore dove ci sono rimasta sino all’età di 14 anni. Da sempre mi sono posta domande sul dolore, sulla morte, sulla vita e sullo scopo della stessa.

Ho avuto molte esperienze di sensitività, da sogni premonitori a fenomeni di chiaroveggenza di vario tipo, compreso uscite fuori dal corpo, ma ciò che veramente ha segnato la mia vita sono stati gli eventi che si sono susseguiti incessantemente, subendo perdite di beni materiali e distacchi affettivi.

Ma proprio attraverso questa strada il mio sentiero spirituale ha potuto evolversi.

Dopo una serie di grosse prove che ho dovuto affrontare e superare oggi sono molto”grata” al mio spinoso passato perché mi ha consentito di abbandonare “forzatamente” tutto ciò che credevo fosse sinonimo di felicità, comprendendo il vero valore del distacco e soprattutto il vero senso della vita: Non si può dare agli altri se non si è liberi dalle proprie preoccupazioni.

Per questi motivi sono riuscita ad amare chi mi ha procurato dolore comprendendo il vero senso del Perdono, liberandomi dal fardello dell’odio che incatena all’infinito . La vittima si sa che ama il suo carnefice…

Il fatto è che, tra vittima e carnefice, nessuno ne esce vincitore. Nel Karmico abbraccio dell’esistenza umana, ognuno è carico del proprio fardello e lo porge all’altro per scaricarne il peso. Ma il fardello ritorna e si scambiano i ruoli: il persecutore viene perseguito; il giusto si trasforma in aguzzino e la ruota gira intorno al mozzo, e il carro affonda nella melma finché……finché una forza non giunga dal profondo dell’animo umano e dal centro del cuore divino a sanare il conflitto, ad equilibrare le parti, a fonderle in estrema sintesi.
Questa forza è il Perdono ed io ne ho conosciuto il sapore …..

Il dono d’amore, il patto indissolubile tra Dio e gli Uomini, tra Creatura e creato, tra Sé spirituale e personalità. Ognuno perdona all’altro ciò che non è, ognuno riconosce nell’altro ciò che anch’egli è, entrambi si ritrovano integri, completi, nell’espressione sintetica. L’oscurità celata nel “nemico” è la nostra ombra che vogliamo scacciare, ripudiare, combattere. Più la neghiamo e più ricompare sotto altra forma finché non viene “perdonata” nell’altro e quindi accettata in noi, per svelare, in quell’istante, la propria luce.

Il perdono ci rende uguali poiché ci si riconosce nell’apparente diversità dell’altro. E’ come quando ci guardiamo allo specchio e il lato destro ci sembra quello sinistro o il diritto ci appare rovescio. Un’immagine illusoria, sdoppiata dalla specularità, contraria a ciò che riteniamo di essere e, quindi, ostile. Un’icona che solo il perdono, ossia, il riconoscimento dell’uguaglianza, rivelazione della realtà essenziale, può ricomporre in Unità.
Il perdono è strumento d’interazione armonica tra l’individuo e la collettività. Il processo di riappacificazione libera, infatti, la cooperazione creativa, sulla base di un’equità sostanziale. Il perdono rinsalda i rapporti, produce sintonia, unione, inclusività. Non c’è perdono senza Amore, l’uno implica l’altro.

Gesù insegnò che dobbiamo amare e perdonare i nostri nemici e lo dimostrò quando perdonò coloro che lo crocifiggevano(“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”).

Il perdono richiede un grande sforzo, emotivo ed intellettuale e non dovrebbe, dunque, essere confuso con la timidezza o la debolezza morale. Chi perdona non è chi non vuole assumersi la responsabilità di punire, correggere, vendicare, non è chi vuole necessariamente chiudere un occhio sulla realtà che lo fa soffrire, lasciando correre e guardando oltre: perdonare non significa cercare di dimenticare l’offesa ricevuta, ma solo fare in modo che essa, pur permanendosi nel ricordo, non provochi più dolore.

La dimenticanza, infatti, non equivale al perdono. Il perdono implica la propria liberazione da un nemico interno, costituito dall’odio.

L’odio, come l’amore, è un sentimento molto forte, che può legare indissolubilmente ad una persona e che, dunque, fa sì che colui che ha offeso sia sempre nei pensieri dell’offeso, nei ricordi e nei progetti di questi. L’odio crea una dipendenza. Per questo, dal punto di vista psicologico, il perdono viene considerato un valido strumento terapeutico: permette di lenire la sofferenza, di riguadagnare la fiducia in se stessi, e spesso di ristabilire relazioni interrotte fra due persone, attraverso una rinegoziazione delle regole e del rapporto.“Il perdono e’ santità: col perdono l’universo si mantiene unito. II perdono é la forza del potente; il perdono é sacrificio, il perdono é pace dell’anima, il perdono e la dolcezza sono le qualità possedute da chi é padrone di se stesso”.(Mahatma Gandhi)

Nella lunga sequenza delle nostre vite conduciamo il gioco delle parti, scambiandoci nei vari ruoli. Ci mascheriamo da angeli o demoni, feroci briganti o nobili cavalieri, ma gli uni e gli altri albergano in noi. Attraverso il perdono, verso noi stessi e gli altri, prendiamo coscienza della dualità apparente che separa Abele da Caino, la vittima dal carnefice, il bene dal male, lo Spirito dalla Materia, e procediamo verso quella realizzazione interiore che apre i cuori alla pacificazione fraterna.

E il Perdono, attuato verso coloro i quali mi avevano distrutto l’esistenza, vuoi moralmente vuoi fisicamente, ha costituito il più bel dono che abbia potuto fare a me stessa, restituendomi la capacità e la libertà di Amare, in maniera più consapevole.

shantij

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