Religions for Peace-Kyoto WCRP-Donne di Fede: Azione per Confrontare la Violenza e condividere la Sicurezza

Maria Gabriella Lavorgna, membro della sezione italiana “Religioni per la Pace”, Pres.del Movimento di volontariato “Mandir della Pace” e membro del Comitato direttivo dell’Ass.ne Assisi for Peace tv”Sentieri Francescani”, ha partecipato all’Assemblea delle Donne di Fede a Kyoto 24/25 agosto 2006 di cui al seguente testo
Donne di Fede:
Azione per Confrontare la Violenza e condividere la Sicurezza
Le Donne di fede sono disponibili a produrre sforzi e speranze quando tutti sembrano senza speranza
Guidate dal rispetto per le differenti religioni e il credo nel potere delle donne per arricchire la cooperazione multireligiosa,il movimento delle “Religioni per la Pace” ha mobilitato donne di fede per collaborare profondamente su preoccupazioni ,estese in campo internazionale. Quattrocento donne di fede di 10 tradizioni religiose diverse e di 65 paesi : Africa, Asia ed il Pacifico, Europa, America Latina ed il Caribbean e nord America si sono raggruppate per la Riunione delle Donne a Kyoto, in Giappone 24-25, agosto 2006.
Lo scopo principale della nostra venuta, guidata dal tema” Donne di Fede: in Assemblea per l’ Azione”è stato per riflettere, discutere e promuovere azioni insieme per confrontare la violenza e condividere la sicurezza,
“Noi abbiamo iniziato con la convocazione tramite leaders religiosi e senior, a cui è stato chiesto di apportare la nostra voce.”
Le donne di fede hanno avuto un importante ruolo in “Religioni per la Pace” fin dal suo inizio nel 1970. Ritornando di nuovo in Giappone, dove già si svolse la prima riunione mondiale , ciò ha rappresentato un momento per dare credito ai ruoli multipli ed inalienabili di donne religiose impegnate nel costruire la pace, trasformando conflitti ed avanzando sviluppo sostenibile.
La Riunione ha prodotto piattaforme essenziali per condividere esperienze analizzando, con uno spirito critico ,ciò che può essere fatto per diventare attraenti donne di fede. Come hanno evidenziato i dibattiti, la forza interiore e la creatività delle donne sono state sottolineate da diverse sessioni a carattere religioso.
Insieme:
. Noi abbiamo condiviso le esperienze dove le donne hanno direttamente influito sugli impatti brutali e devastatori ad opera del conflitto armato, HIV/AIDS, disumanizzazione, povertà, ingiustizie economiche ed impoverimento.
Noi abbiamo riconosciuto i confini delle donne di fede, esistenti di base nelle comunità ed istituzioni ,come tema di fondo e sfida per proporre una sicurezza condivisa.
Noi condanniamo fortemente tutte le forme di abusi dei diritti umani su donne sia nel conflitto armato che in tempo di pace.
Noi denunciamo l’intensificazione di tutte le forme di violenza contro donne (mentale, fisica e psicologica).
Noi riaffermiamo:
Le donne religiose sono spesso in prima linea, lavorando come costruttori di Pace, mediatori di riconciliazione ed attivisti in difficili circostanze. Loro servono come registratori sensibili delle realtà umane, particolarmente in tempo di violenza e conflitti.
. Le donne di fede possiedono esperienze e risorse preziose che, quando sono mobilitate, possono consolidare le nostre comunità;
Noi riconosciamo:
che la Rete Multi-religiosa offre alle donne di fede unicamente l’ opportunità per identificare aree di preoccupazione ed anche aree d’’influenza.
La nostra” Chiamata all’ Azione” costruisce sul nostro impegno collettivo e la responsabilità
condivisa.
Le Azioni in collaborazione , che chiaramente sono state articolate alla Riunione delle Donne includono: -L’Appello a “Religioni per la pace”, per affidare soprattutto azioni contro la povertà delle donne e la salvaguardia dei diritti umani delle stesse sia attraverso la propria struttura organizzativa a tutti i livelli che attraverso associazioni a livello globale, regionale, nazionale e locale.
-L’Appello alle donne di fede, ai leaders religiosi e alle loro comunità , alle agenzie dell’ ONU, alle società civili e a tutte le persone di buona volontà per abbracciare la posizione centrale delle donne religiose, sostenere e mettere ogni genere di preoccupazioni e prospettive in agenda per la pace e la stabilità della stessa :.
-Assicurando il dialogo e gli scambi di esperienze, nel costruire fiducia ed offrendo concrete opportunità per consolidare la comunità, basata sulla costruzione della Pace ed il suo sviluppo.
-Esortando la crescita delle capacità di costruzione e il genere delle principali caratteristiche delle strutture religiose così come di programmi per la mobilitazione delle informazioni spirituali, teologiche e religiose e delle risorse finanziarie per assicurare la realizzazione dei progetti delle donne.
-Facendo appello sulla documentazione e la diffusione dei servizi e delle migliori azioni delle donne di fede.
-Ridedicando il nostro tempo, le proprie abilità e le risorse per difendere ed istruire noi e le nostre comunità sulla costruzione della pace, la trasformazione del conflitto e lo sviluppo sostenibile.
-Richiedendo di aumentare la partecipazione delle donne nel potere decisionale a tutti i livelli e
in tutte le strutture in linea con i già esistenti accordi internazionali , diritti umani e obiettivi
dello Sviluppo del Millennio e difendere la politica della tolleranza riguardo la violenza
contro le donne.
-Estendendo la cooperazione ed il supporto di associazioni, di sinergie e di alleati, di capi religiosi maschili e controparti , di altre organizzazioni non basate sulla fede che sviluppano con le nazioni Unite l’ordine di promuovere di fermare la guerra, ridurre la povertà e proteggere la terra.
-Rompendo il silenzio sulla violenza sessuale ed il traffico delle creature umane.
Infine , noi facciamo appello a noi stesse per personificare il cambiamento che noi vogliamo vedere nel mondo ed essere strumento nel realizzare pace e sviluppo sostenibile per le nostre famiglie, le comunità ed il mondo intero
Kyoto, Giappone
25 agosto 2006

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Women of Faith:

Action to Confront Violence and Advance Shared Security

August 2006

Women of faith make available strength and hope when all seems hopeless

Guided by respect for religious differences and a belief in the power of women to enrich multi-religious cooperation, Religions for Peace mobilizes women of faith to collaborate on deeply held and widely shared concerns. Four hundred women of faith from 10 diverse religious traditions and 65 countries of Africa, Asia and the Pacific, Europe, Latin America and the Caribbean and North America gathered for the Women’s Assembly at Kyoto, Japan, from August 24-25, 2006.

The main goal of coming together was to reflect, discuss and commit ourselves to confront violence and advance shared security guided by the assembly theme “Women of Faith: Assembling for Action.” We started with a passionate call from senior religious leaders, asking each of us to “find our voice.”

Women of faith have played an important role in Religions for Peace since its inception in 1970. Returning back to Japan, home to the first Religions for Peace World Assembly, this was a moment to acknowledge the multiple and inalienable roles of religious women in building peace, transforming conflict and advancing sustainable development.

The Assembly provided crucial platforms for sharing of experiences and critical reviewing of what can be done to change the status of women by proactively engaging women of faith. As the discussions unfolded, the inherent strength and creativity of women were brought out from diverse settings and religious backgrounds.

Together:

• We shared experiences from the grassroots where women are directly affected by brutal and devastating impacts of armed conflict, HIV/AIDS, dehumanizing poverty, economic injustices and impoverishment.

• We recognized the marginalization of women in faith-based communities and institutions as a key concern and challenge for advancing shared security.

• We strongly condemned all forms of human rights abuses on women in armed conflict and in peacetime.

• We denounced the escalation of all forms of violence against women (mental, physical and psychological).

We reaffirm:

• Religious women are often on the front lines, working as committed peace builders, reconciliation brokers and activists in very challenging circumstances.

• They serve as sensitive recorders of human realities, particularly in times of violence and conflict.

• Women of faith possess valuable experiences and resources that, when mobilized, can strengthen our community-based responses for women’s empowerment.

We acknowledge:

• Multi-religious networking provides unique opportunities to women of faith to identify areas of concern as also areas of influence.

Our “Call to Action” builds on our collective commitment and shared responsibility.

Collaborative actions that were clearly articulated at the Women’s Assembly include:

• Calling upon Religions for Peace to further commit to actions for women’s empowerment and women’s human rights within its own organizational framework at all levels and across its partnerships at global, regional, national and local levels.

• Calling on women of faith, religious leaders and communities, UN agencies, civil society and all people of good will to embrace the central position of religious women, sustain and place gender concerns and perspectives in religious agenda for peace and stability.

• Ensuring dialogue, exchange of experiences, trust building and providing concrete opportunities to strengthen community based peace building and development.

• Urging for increased capacity building and gender mainstreaming in religious structures and programs as well as the mobilization of spiritual, theological, religious, informational and financial resources to ensure implementation of women’s agenda.

• Appealing for documentation and dissemination of services and best practices of women of faith.

• Rededicating our time, skills and resources to advocate and educate ourselves and our communities on peace-building, conflict transformation and sustainable development.

• Demanding to increase women’s participation in decision-making at all levels and all structures in line with already existing international agreements, human rights and the Millennium Development Goals and advocate for zero tolerance policy on violence against women.

• Extending cooperation and the strengthening of partnerships, synergies and allies with male religious leaders and counterparts, with other non-faith based development organizations and the United Nations in order to promote human rights, stop war, reduce poverty and protect the earth.
• Breaking the silence on sexual violence and human trafficking.
Finally, we call upon ourselves to be the change we want to see in the world and to be instrumental in achieving sustainable peace and development for our families, communities and the world at large.

Kyoto, Japan

25 August 2006

shantij

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