Indicazioni metodologiche per la pratica della meditazione cristiana.
I 37 capitoli del testo principale seguono i passi dei vangeli e dell’apocalisse di Giovanni. È consigliabile seguire questo ordine con l’aiuto del vangelo di Giovanni e dell’apocalisse.
Lo studio della Bibbia, e cioè la lettura dei testi e lo studio degli stessi nel loro contesto e nel loro linguaggio, è solo uno dei metodi possibili. Nel corso dello studio i capitoli del testo e infine anche Dio possono favorire l’acquisizione di conoscenze più profonde.
La pagina web consta di un testo unico più lungo, i cui capitoli sono raggiungibili anche dall’indice. Per uno studio approfondito si consiglia di stampare il testo: a seconda della configurazione del browser e della stampante si tratta di circa 60 pagine.
Coloro che attraverso la lettura acquisiscono un maggiore interesse per un metodo di studio più completo – che comprenda anche gli strati trascurati dell’anima -, dopo lo studio di un capitolo di queste osservazioni concentrate può leggere il capitolo relativo p.es. il vangelo di Giovanni e meditare su di esso. (Giovanni e i suoi discepoli si occuparono in particolare del significato spirituale profondo degli eventi.)
Qualche dettaglio in più sulla pratica della meditazione.
Ci sono diverse possibilità; innanzitutto valgono le premesse valide per tutte le meditazioni: attraverso una „presa di coscienza” o un colloquio con qualcuno bisogna liberare sufficientemente la propria mente dalle distrazioni, dalle irritazioni e dai problemi del momento; in questo modo si rende di nuovo possibile un’apertura spirituale. Bisogna inoltre non essere troppo stanchi o sotto gli effetti della fame, dell’alcol o del tabacco. Inoltre la meditazione non deve venire disturbata dal telefono ecc. Il luogo deve essere piacevole, quindi per es. non nelle vicinanze di apparecchiature che emanano radiazioni (v. i links: biologia delle costruzioni). Chi ha già esperienza è in grado eventualmente di concentrarsi anche se si trova su una vivace piazza di un mercato, ma all’inizio è sicuramente opportuno seguire tali indicazioni. Prima per meditare sul Vangelo il testo veniva in parte recitato lentamente ad occhi chiusi (p. es. da parte dei Rosacrociani). Affinché l’attenzione non si concentrasse sulle parole, ma sul contenuto, il testo veniva imparato prima a memoria. C’era anche una variante nella quale il testo veniva accompagnato da gesti euritmici. C’è anche la possibilità di leggere il testo e lasciarlo agire su di sé ad occhi chiusi. Non si pensa in maniera attiva o comunque la vera contemplazione meditativa comincia solo dopo il pensiero. Se i pensieri vanno oltre, essi verranno brevemente „guardati” invece di continuare a pensare. Questo vale anche quando emergono pensieri che apparentemente o effettivamente non hanno niente a che fare con la meditazione. (se si tratta di questioni esterne, se ne può prendere nota e si cercherà poi di rinviare la loro analisi ad un momento successivo, affinché lo spirito se ne possa liberare). Gli avvenimenti importanti che si manifestano durante la meditazione verranno eventualmente annotati, in questo modo è più semplice seguire il proprio sviluppo. La contemplazione può condurre ad un maggiore approfondimento della coscienza, ma non è detto che ciò avvenga necessariamente (contemplazione, meditazione). Inoltre può essere utile avere un taccuino a disposizione appena ci si sveglia, per annotare alcune parole chiave. Ciò aiuta da un lato a ricordare i sogni, dall’altro gli appunti sui sogni consentono di seguire meglio il proprio sviluppo. Se di giorno verranno disegnati simboli di sogno, ciò aiuterà ulteriormente a rafforzare questa apertura. Risulta sempre più evidente che non tutti i sogni sono spiegabili con le esperienze quotidiane e mediante la loro elaborazione psichica, ma che invece qui avviene qualcosa che anche se in un’altra forma è altrettanto importante quanto ciò che avviene durante il giorno. Non si tratta di rituali occulti, si tratta piuttosto di lasciare all’anima il tempo di aprirsi ai contenuti o meglio a Dio, anziché di lasciare i contenuti solo a disposizione dell’intelletto – cosa che non è sbagliata, ma che non basta per una comprensione assoluta. Con il tempo tutti gli strati dell’essere, anche la volontà e il corpo possono esserne toccati e trasformati. Quando per esempio si arriva a nuove conoscenze o durante la meditazione si manifestano immagini simboliche ad esse relative o si fanno sogni che si riferiscono a queste conoscenze, oppure si verificano degli sviluppi nella vita, significa che ciò che viene descritto nel capitolo è arrivato all’interno del nostro essere, per lo meno in maniera reminescente. Allora si può andare oltre, soprattutto se se ne avverte il bisogno. Potrebbe essere necessario vivere una settimana o meglio un mese occupandosi di un capitolo. Al contrario, non è necessario mettere in pratica il contenuto al 100%, peché questi passi non sono più completamente separati l’uno dall’altro. Dio concede all’uomo di fare un’esperienza quando lui (Dio) vuole, un „momento magico” può venire preparato al massimo dalla meditazione, ma non può essere ottenuto con la forza. Ciononostante nessuna teologia da sola può sostituire una tale pratica interiore. Essa può condurre alla reale comprensione anziché limitarsi alla grigia teoria. Indipendentemente dalle possibilità di praticare tale forma di meditazione, esistono molte vie che conducono allo stessa meta, tante quanti sono gli uomini.
Ulteriori forme di meditazione nel contesto cristiano.
Come già accennato in precedenza, mentre una tale forma di meditazione, che anche dal punto di vista del contenuto è specificamente cristiana, si trova raramente nel contesto ecclesiastico, vengono offerte in centri per convegni appartenenti alla Chiesa altre forme di meditazione. Gli uomini infatti cercano queste esperienze. Le Chiese nel corso dei secoli hanno seppellito la propria tradizione spirituale e quindi anche meditativa, e devono quindi tentare di renderla nuovamente accessibile. Per questo hanno cominciato ad adottare per esempio variazioni delle forme di meditazione buddista (come lo Zen, una semplice meditazione silenziosa) cui è stata aggiunta un’introduzione cristiana o neutrale. Oppure vengono osservati in silenzio dipinti, immagini o singoli passaggi della Bibbia o massime dei mistici cristiani. Per esempio una pratica dei monaci greco-ortodossi ancora viva sul Monte Athos con la ripetizione del “kyrie eleison” (signore, abbi pietà di me) viene menzionata nel nostro testo principale nel capitolo “Il silenzio nel deserto”. Anche i canti possono acquistare un carattere riflessivo e meditativo. La cosa più semplice sarebbe di gran lunga la più efficace: se le Chiese dessero un buon esempio e cioè se nelle funzioni religiose ci fosse più spazio per il silenzio, p.es. prima della preghiera, durante e dopo -, dopo la predica, durante la consulenza pastorale ecc. l’elemento meditativo non sarebbe un qualcosa di isolato, il suo valore potrebbe invece venire percepito. Al di là di certi preparativi che concernono l’operare divino, in linea di massima tutta la vita può acquisire un carattere meditativo, cosa che nel nostro tempo febbrile risulta difficile. Comunque considerare senza distinzione ogni forma di meditazione come “non cristiana” solo perché alcune forme di meditazione praticate da gruppi non cristiani sono più conosciute che le forme cristiane, sarebbe assurdo e scaturirebbe da una notevole ignoranza.
Anche coloro che attraverso la ricerca di esperienze interiori si sono imbattuti nella via pericolosa e inopportuna del consumo di droga, potrebbero al suo posto attraverso la meditazione trovare un’esperienza appagante.