Soluzioni per salvare l’unicità, universalità ed esclusività della salvezza da parte di Cristo e della Chiesa

Soluzioni per salvare l’unicità, universalità ed esclusività della salvezza da parte di Cristo e della Chiesa, sacramento di salvezza

Considerazioni di Padre Ernesto Piacentini (teologo francescano) dopo l’incontro interreligioso in Assisi il giorno 11/9/2010 promosso dalla Fondazione “Il Mandir della Pace”

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La teologia cristiana nel suo incontro con il pluralismo delle religioni segue oggi il metodo deduttivo ed induttivo fusi nel cosidetto metodo globale in cui si priorizza il metodo induttivo nel dialogo interreligioso. Esso comporta il cosidetto triangolo ermeneutico con i suoi tre punti di riferimento:

  • il testo, cioè le verità della fede e della esperienza cristiana della tradizione e del magistero;
  • il contesto, cioè lo studio ed apprezzamento di ciò che vi è di buono nelle altre religioni;
  • l’interprete, cioè la comunità ecclesiale impersonificata nella Comunità della Chiesa locale.

Si hanno quindi tre chiavi interpretative.

  1. la prima chiave interpretativa è il presentare se stessa con schemi non rigidi, ma considerandoli nel loro rapporto con gli altri schemi delle altre religioni, con la reciproca limitazione, per cui la Chiesa come via di salvezza ed il Cristo come unico Salvatore, non si dovrebbero presentare con paradigmi interpretativi reciprocamente esclusivi, come il cristocentrismo, il teocentrismo, il soteriocentrismo, il regnocentrismo, l’ecclesiocentrismo, l’antropocentrismo e via dicendo. E ciò perché l’applicazione di questi schemi potrebbe significare la esclusione/inclusione dell’altro senza poterne cogliere la complessità e la ricchezza dell’esperienza religiosa. Non si avrebbe quindi dialogo.
  2. un’altra chiave di lettura potrebbe essere l’elaborazione e presentazione di una cristologia trinitaria che permette una comprensione maggiore più approfondita ed una valutazione più positiva dei fondatori di altre religioni, e delle tradizioni religiose esterne al cristianesimo.

L’elaborazione di una cristologia trinitaria ha permesso di porre l’accento sulla universalità dell’attiva presenza del Verbo di Dio e del Suo Spirito come fonte di “Illuminazione” e di “ispirazione “dei fondatori religiosi e delle tradizioni che sono scaturite dalla loro esperienza.

Nella elaborazione della teologia cristiana del pluralismo religioso si tiene, da questo punto di vista, in considerazione la rivelazione divina, il dono che Dio fa all’uomo nella salvezza, i diversi modi o volti del Mistero divino, le figure salvifiche e le vie di salvezza proposte dalle varie tradizioni. L’autorivelazione di Dio in Gesù Cristo sarebbe considerata in questo senso come relazionale a quello che Dio ha fatto e continua a fare all’umanità nel corso della storia dal principio fino alla fine. Scoprire quindi e valorizzare la presenza di Dio nelle altre tradizioni religiose.

3) Una terza chiave interpretativa valorizza il modello del regnocentrismo, che superando una prospettiva angustamente ecclesiologica, in quanto sia il Cristianesimo sia le altre religioni sono chiamate a compartecipare la realtà universale del regno di Dio fino alla pienezza dell’escatologica, per cui la Chiesa viene vista in una visione più vera, come sacramento del regno e della sua missione che comprende anche il dialogo tra le fedi.

E allora occorrerebbe vedere più da vicino quali risposte si possono fare a tre domande:

a) Qual è il senso del pluralismo religioso ?

il discorso che qui si pone nell’ambito della teologia delle religioni è fissare se il pluralismo religioso sia una realtà de facto, cioè il fatto dell’esistenza reale e storica, passata e presente dell’esistenza della pluralità dell’esperienze e delle tradizioni religiose non cristiane, oppure se sia una realtà de iure, cioè se la pluralità religiosa sia un fattore positivo in quanto manifesta l’abbondante e multiforme generosità di Dio che si rivela all’Umanità in molti modi e allo stesso tempo manifesta la multiforme risposta degli Esseri Umani appartenenti a diverse culture, all’autorivelazione divina. Dio ha solo permesso o voluto il pluralismo religioso? E quindi può o non può la teologia attribuire alla pluralità delle tradizioni religiose un significato positivo nel disegno complessivo di Dio per il genere umano? Molti teologi tra cui Schillebeeks, Geffreè, O’Leary oggi ammettono e attribuiscono al pluralismo religioso un ruolo e un valore positivo agli occhi di Dio.

b) il significato della unicità ed universalità relazionale di Gesù Cristo ?

Il Dupuis afferma che nel pluralismo religioso occorre salvare l’unicità e l’universalità costitutive di Gesù Cristo come Salvatore, poiché la persona di Cristo nella sua santissima umanità è costitutivo della salvezza per tutta l’umanità. Nell’evento della sua venuta, morte e resurrezione, egli dà accesso a Dio a tutti gli Esseri Umani indipendentemente dalla loro situazione storica. Si tratterebbe di unicità  ma non in senso assoluto.

Assoluta sarebbe solo la volontà salvifica di Dio. Quindi l’unicità della salvezza portata da Cristo come sacramento del regno di Dio nella pienezza escatologica, non è né assoluta né relativa, ma relazionale.

Secondo il Geffrè il cristianesimo non andrebbe visto come una realtà né esclusiva né inclusiva di ogni altra realtà, ma solo come relativa a tutto ciò che di vero vi è nelle altre religioni.

c) Come intendere la complementarietà reciproca e la convergenza fra il Cristianesimo e le altre tradizioni religiose del mondo?

Allora si tratterebbe di vedere come si può ritrovare una sintesi tra complementarietà e convergenza tra i vari volti del divino o volti di Dio proposti da altre tradizioni religiose ed il mistero della Trinità rivelato in Gesù Cristo. Ciò secondo il Dupuis potrebbe avvenire solo in quanto tra di essi si ha convergenza ma non nel senso che i valori trovati fuori del Cristianesimo dovessero semplicemente essere integrati o semplicemente  nel Cristianesimo compiuti: si tratta di complementarietà reciproca che è confermazione e realizzazione della salvezza in Cristo, rivelazione della Trinità e nella Chiesa sacramento del regno di Dio.

Altri teologi hanno trovato altre vie di presenza di salvezza nelle altre religioni, cercando sempre di salvare la realtà sia di Cristo, sia della Chiesa, sacramento di salvezza.

La ricerca e le proposte di vari teologi chiamati teologi pluralisti (negano l’unicità salvifica del Cristianesimo), altri teologi inclusivisti (ammettono la pluralità delle offerte salvifiche nella storia, ma difendono anche una funzione storica del cristianesimo per l’unicità di Gesù Cristo e si oppongono alla teologia pluralista delle religioni ).

Deve comunque essere chiaro e restare fuori discussione che non debbano essere sacrificati nella discussione e posizioni diversificate i vari elementi essenziali della Fede, come ha ricordato la Redemptoris Missio ed ha anche raccomandato Giovanni Paolo II nella catechesi del 4 febb. 1998 dove ha affermato:”Salvatore UniversaleCristo è l’unico salvatore che congiunge gli uomini a Dio, procurando loro i beni della salvezza e della viat divina. Si tratta di una mediazione unica, che esclude ogni mediazione concorrente o parallela, pur essendo conciliabile con mediazioni partecipate o dipendenti

Padre Ernesto Piacentini teologo francescano

Socio fondatore del “Mandir della pace”

shantij

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