Perche’il figliol prodigo fece ritorno alla casa del padre di Edoardo Conte

PERCHE IL FIGLIOL PRODIGO FECE RITORNO ALLA CASA DEL PADRE Ovvero: il fantastico viaggio del divino essere umano.
Mi sono chiesto riguardo alla parabola del “Figliol prodigo” perché il Padre fosse così contento del suo ritorno. Perché preparasse una gran festa e cibi prelibati. Ovviamente il mio interesse andava a ricercare un motivo profondo, oltre quello ovvio della gioia di un padre che riabbraccia un figlio ritrovato. Nel significato metaforico, il figlio rappresenta il Sé, la scintilla divina, che dopo avere affrontato un lungo viaggio nella conoscenza esistenziale, ed essersi “qualificato” nella propria individualità, torna alla casa del padre, per avere il giusto riconoscimento, nell abbraccio dell Uno che lo generò. Il “riconoscersi” del figlio e il ritrovare” del padre, mi spingono a considerare la reciprocità del legame, come nota essenziale dell avvenimento. Il Sé individuale, al termine del viaggio, si ricongiunge al Sé universale, sua fonte riconosciuta. A sua volta, il Genitore, riassorbe quel frammento divino, sua emanazione, poiché: come il figlio prosegue l opera del padre, così il padre trova traccia di sé nell opera del figlio; e il figlio e il padre si completano nell eterno divenire. In ultima analisi, il processo d individualizzazione del Sé, qualifica se medesimo e definisce l Uno. Per comprendere appieno questo rapporto di amorevole compenetrazione, è di aiuto ripercorrere, se pur sommariamente, il cammino della scintilla divina (la monade) che, per adempiere all invito paterno, si cala nella “materialità” costruendosi degli strumenti adeguati. Il mondo della cosiddetta “realtà materiale” è il solo in cui, l essere divino individualizzato (il Sé), può fare esperienza diretta attraverso i veicoli della personalità. Ad ogni esperienza, la specifica qualità vibratoria, è memorizzata, “assimilata” dalla coscienza del Sé che, in virtù di ciò, amplia la propria capacità di risuonare con l intero creato. Questa “nozione” viene poi ritrasmessa all intero organismo (le miriadi di cellule molecole ed atomi che compongono i veicoli di espressione, ossia: l essere umano comunemente inteso) che di conseguenza si adatta e modifica morfologicamente. Quindi, potremmo affermare che la “comunicazione a due sensi” tra il fuori e il dentro” provoca, da un lato, l espandersi della coscienza e, dall altro, la modifica strutturale dell apparato percettivo (il corpo umano). Ciò significa che: la coscienza (il dentro) si sviluppa con l esperienza conseguita nella fisicità; e la materia (il fuori) è costantemente plasmata e trasformata dalle accresciute capacità del Sé. Infatti, il Sé adatta costantemente i veicoli della personalità per acquisire nuove realizzazioni, ossia, più complesse esperienze vibrazionali che lo portano gradualmente ad esprimere la potenzialità latente. In questo modo il Sé diventa l auriga, prende, cioè, la guida dell essere umano conducendolo sul sentiero della realizzazione spirituale. Quando, al compimento del “ciclo di apprendimento”, il Sé, novello figliol prodigo, torna alla casa del Padre, qualificato individualmente, egli “scarica” le note contenute nella propria memoria vibrazionale, sul pentagramma del grande spartito della potenzialità primigenia: ” l oceano vibrante”, Il “suono bianco”, contenente la totalità delle risonanze. In questo modo l Uno riconosce se stesso, definendosi nella sublime sinfonia dei molti che lo ricompongono incessantemente. E. Conte

shantij

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