Daniela BRUNI: Sinestesia,il percorso dei suoni e dei colori: un breve tracciato fra etica,estetica e cosmogonie.

Assisi luglio 2000-Teatro Lirick-Meeting”L’Oriente incontra l’Occidente per una civilta’di Pace-promosso dal Mandir della Pace
Sez:Arte e Spiritualita’

Tutto termina con l’orecchio; le regole della grammatica terminano con l’orecchio, il precetto della legge con l’orecchio il basso fondamentale con l’orecchio, il sistema della filosofia con l’orecchio: perciò anche l’altra vita viene raffigurata come tutta musica, come una grande armonia (…) Kierkegaard

A quanti con appassionata dedizione cercano nuove ‘epifanie’ della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica.
dalla ‘Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli Artisti

Sembra esserci in noi una certa affinità con i modi musicali e i ritmi e per questo molti filosofi dicono che l’anima è armonia o che ha in sè armonia.
Aristotele ‘Politica’

La verità non è venuta nuda in questo mondo,ma in simboli e in immagini.

Dio è un tintore.Come i colori buoni,quelli che diciamo autentici,muoiono con le materie da essi tinte,così è pure la materia tinta da Dio.Ma poichè i suoi colori sono immortali,essi (i colorati) diventano immortali grazie ai suoi colori.Ora Dio immerge coloro che immerge nell’acqua.

Il Signore entrò nella tintoria di Levi,prese 72 colori,li gettò nel calderone e li ritrasse tutti bianchi e disse:’Il Figlio dell’uomo è giunto invero come un tintore.
dal ‘Vangelo di Filippo’
Tutte le percezioni giungono all’anima per mezzo dei nervi e c’è fra loro questa differenza,
che ne riferiamo alcune agli oggetti esterni che colpiscono i nostri sensi,altre al nostro corpo e le altre infine alla nostra anima. Descartes,Les passions de l’ame,articolo XXII

Per l’uomo tribale lo spazio era il mistero incontrollabile.Per l’uomo tecnologico è il tempo a occupare lo stesso ruolo.
Marshall Mc Luhan

La parola ‘sinestesia’ evoca subito il mondo dei sensi ed anche il nostro modo personale di raffigurare e rappresentare il mondo che ci circonda.
Attraverso l’approccio ‘sinestesico’ veniamo al mondo-pensiamo al liquido amniotico che avvolge l’embrione e lo culla in questo primo microcosmo indistinto di vibrazioni fino al momento della fuoriuscita nell’ altro mondo-quello esterno,corporeo,materiale dove il modo di rapportare le diverse sensazioni tattili,gustative,olfattive,visive,uditive ci fa ‘materializzare’ ed ‘esperire’ l’universo,le persone,e le cose che incontriamo nel corso della nostra vita.
Ed ecco allora l’importanza-soprattutto per un artista-della consapevolezza e della educazione delle nostre facoltà sensoriali (spesso bistrattate)e della nostra capacità di ‘sentire’,percepire,ricreare
mentalmente,evocare,assaporare in un bagno di sensazioni miste,globali,omnicomprensive.
Come si inserisce la musica-quest’arte racchiusa da una simbologia numerica che rappresenta lo stesso essere umano e l’intero universo? Si comprende il significato di tutto ciò nelle antiche tradizioni spirituali e la loro presenza esplicita nella natura che ci circonda.E poi consideriamo i rapporti di frequenza che determinano l’infinita schiera di suoni e di colori e vediamoli come numeri-I numeri non sono oggetti reali,non esistono nello spazio e nel tempo.Come le divinità appartengono ad una dimensione che è ‘al di sopra dello spazio e del tempo.’ Così come la sinestesia che è corrispondenza frequenziale.

Il rapporto fra numero considerato come ‘rapporto di frequenze’ se lo trasferiamo nel contesto suono-colore ci fa capire la potenza dell’equivalenza sinestetica’-il segreto dei numeri racchiudeva secondo gli antichi matematici il significato stesso della vita.
Per Pitagora costituiva la formula dell’universo facendo trasparire come l’opera dell’Architetto Divino’si esprimesse compiutamente in formule matematiche.
La sinestesia ha inevitabilmente a che fare con le vibrazioni frequenziali che scandiscono il ‘sacro’ e lo accostano al rito e al ‘divino’.
In ogni religione,nelle rappresentazione del divino e dei simboli del mondo c’è un riferimento alla sinestesia.
Il pensiero filosofico scandaglia il mondo della sinestesia nel momento in cui la speculazione investe il campo dell’analisi dei sensi-dalla caverna di Platone,all’analisi di Socrate,alle ‘passioni dell’anima’
di Descartes, per citare solo alcuni riferimenti.
Nell’antichità viene anche stabilita l’equivalenza fra l’io e la melodia,le qualità dell’armonia musicale vengono attribuite all’anima umana e le qualità dell’anima all’armonia musicale.In un noto passo della sua ‘Politica’ Aristotele definisce la relazione fra psiche e armonia :’Sembra esserci in noi una certa affinità con i modi musicali e i ritmi e per questo molti filosofi dicono che l’anima è armonia o che ha in sé armonia.’
E’ solo l’inizio di un lungo cammino nel mondo della sinestesia.

1.Sinestesia versus tecnologia
Questo scritto offre una panoramica sintetica ed allo stesso tempo una guida articolata dei singoli argomenti afferenti al tema musica,corrispondenze sensoriali e conoscenza: dalla valenza del suono come fonte d’ispirazione e nucleo germinatore delle antiche cosmogonie (il suono – luce creatore del mondo, una voce divina crea il mondo e la protoumanità, la natura acustica dei legami fra gli dei e gli uomini –) (Schneider, 1960, pp. 13-18) alle varie epoche della storia della musica, caratterizzate dall’evoluzione dei linguaggi, delle forme, della notazione, delle teorie estetiche e semantiche,delle contaminazioni fra le varie arti .E la storia della ‘consapevolezza sinestetica’ segue simmetricamente lo sviluppo delle arti.
La produzione di nuovi strumenti di creazione, elaborazione e trasmissione di suoni e immagini e il conseguente allargamento dell’universo sensorio attuato da neotecnologie analogiche e digitali determina la nascita di nuovi prodotti artistici. Si impone un diverso modo di valutare esteticamente e di connettere i vari eventi in un rapporto di corrispondenza tra numeri, frequenze, bit (vedasi ad esempio alcuni momenti significativi della speculazione linguistica, filosofica, estetica ed artistica del Novecento come il ‘sublime tecnologico’ teorizzato da Mario Costa(nota 1), 1a pratica dell'”arte sinestetica” (ed i suoi dispositivi di ricerca ed indagine analitica del complesso mondo delle facoltà percettive(nota 2), l'”Antibabele”, come una delle prime lingue universali artificiali basata sul numero e sulla corrispondenza frequenziale(nota 3), che anticipa di cinquant’anni il pensiero sull’ipertesto e la navigazione nello spazio virtuale. Tutte queste esperienze e mutamenti epocali sono accomunati da valutazioni ed esiti simili: la musica veicola la conoscenza, funge da processo terapeutico e catartico dell’animo e del vissuto emozionale umano, addestra e potenzia le facoltà percettive e discriminatorie della nostra sensorialità, sviluppa le capacità combinatorie degli emisferi celebrali e la “plasticità neuronale”(nota 4). Si tratta di ‘ricomporre’ e conquistare una nuova consapevolezza dell’universo sonoro e dell’ascolto. Si devono capire i cambiamenti strutturali avvenuti nella società e nella dimensione psichica del proprio tempo: da un mondo incentrato sulla prevalenza della retina come forma percettiva monosensoriale (consideriamo il pensiero aristotelico sull’anima che “non pensa mai senza immagini”, oppure l’introduzione della stampa di Gutenberg la prospettiva pittorica del Rinascimento) ad un progressivo decadimento di questo assunto con l’avvento dell’elettronica, a favore di un’estensione polisensoriale.
La nascita dei canali di trasmissione tecnica del messaggio sonoro, (radio, telefono, reti telematiche) che può essere registrato e trasmesso, provoca l’annullamento spazio-temporale e dota l’umanità di una ‘memoria acustica’ ubiqua e immateriale che si collega con quella retinico-visiva. L’immaginario ne risulta rivoluzionato, diventa “polisensoriale,discontinuo,centrifugo e acentrico, (…) si ritorna a una dimensione tribale, orale ed acustica” che permetterà un riequilibrio fra i sensi. L’immaginario retinico si dilata verso un'”immaginario acustico” o “acustinario” (in R. Barbanti, 1993, pp. 13-20 e p. 61). “La ri-scoperta del ruolo ‘costituzionale’ dell’ascolto è certamente la più grande ri-appropriazione della musica di questo fine millennio; una riconquista che per l’occidente ha il significato di un riequilibrio in un sistema più aperto e dinamico del rapporto orale-scritto, rapporto che il percorso notazionale, nell’arco di un millennio ha gradualmente portato verso una reale sclerotizzazione e dissociazione nel nostro universo culturale, tra artificio scritto e vissuto orale” (da Cisternino, 1995).
L’udito fornisce nuove forme di pensiero adeguate e le metafore immaginative capaci di descrivere la complessità dell’universo. Da una visione del mondo (Weltanschauung) si ritornerà ad una auscultazione del mondo (Weltanhorchung)(nota 5). L’orecchio è una via maestra non solamente del linguaggio ma di tutti i processi di adattamento dell’uomo a se stesso e all’ambiente in cui vive. Vincere le cristallizzazioni dell’inconscio per raggiungere l’altro da sé e poi il se stesso, equivale a restituire all’orecchio la sua vera funzione (Tomatis, 1992). Fin dalla vita fetale l’ascolto sollecita l’uomo nella sua evoluzione ontogenetica e nel compimento del suo ciclo umano. L’ascolto infatti è una facoltà di livello elevato che si affaccia direttamente sulla coscienza. Quest’ultima, a sua volta, sa come utilizzare la potenza dell’ascolto per invadere l’uomo che vi si abbandona.
A questo grado limite, si stabilisce una dialettica tra la coscienza e l’ascolto che fa sì che la prima sia tanto più attiva quanto più il secondo cresce:
Dalla loro interazione dipende il modo con cui si struttura lo sviluppo dell’uomo (nota 6). La rivoluzione informatica, la digitalizzazione del suono, l’introduzione di nuovi supporti di memorizzazione, la diffusione dei sintetizzatori a campionamento e dell’elaborazione del suono in tempo reale mediante processori veloci, aprono le porte alla possibilità di totale manipolazione del suono da parte dell’utente e all’interattività più spinta del materiale musicale. Pensiamo al procedimento di sintesi ‘granulare’ realizzato dal canadese Barry Truax: il suono viene creato molecolarmente attraverso una tecnica compositiva ‘assistita’ dal computer (POD).
Oppure consideriamo gli studi di R.M. Schafer sul ‘paesaggio sonoro’ e tutte le implicazioni ad esso connesse(nota 7). Il computer diventa il fulcro del processo creativo. Avviene uno scambio di ruoli: l’utente può e deve manipolare il materiale musicale messogli a disposizione dal compositore, che colloca queste idee compositive sulla memoria di massa del computer o un cd-rom e, tramite interfacce (joystick, data glove, mouse), consente all’utente di ‘navigare’ attraverso files sonori e creare delle combinazioni infinite l’ascolto.
L’opera d'”autore” si dissolve in un “paesaggio sonoro virtuale” dove non c’è più il compositore o l’utente ma il “navigatore”. Il collegamento in rete, allarga al navigante un’infinità di spazi acustici virtuali e consente l’ingresso in ambiti acustici costruiti da altri utenti, nasce la ‘cyber-opera’(nota 8). È un ritorno alla sinestesia, un pluralismo percettivo nel quale la musica costituisce uno dei cardini principali di questa applicazione.
2.Uno sguardo all’antichità: suono e cosmogonie

La nascita della musica risale agli albori dell’umanità ed è collegata inscindibilmente ai miti ed alle narrazioni religiose che descrivono la formazione dell’Universo. “Gli dèi sono canti” (Schneider, 1999, p. 13) scrive il tedesco Marius Schneider, musicologo e storico dei miti, che dedicò, la sua vita al tentativo di ricomporre la cosmologia arcaica fondata sul suono. “Prima di essere figure e volti, gli dèi furono un ritmo ed una melodia, perché l’origine è sonora, ed è una vibrazione” – le tenaci indagini di Schneider delle cosmologie arcaiche hanno condotto a questo.
Il razionalismo occidentale, da Pitagora in poi, ha considerato la musica come un linguaggio dotato di virtù sovrannaturale ed esoteriche, per il fatto che la musica, non esprimendosi con segni espliciti, appare ineffabile e di origine cosmica, ad esempio nel suo rispecchiar la “musica delle sfere”.
In varie aree geografiche il complesso di idee che le grandi civiltà antiche e gli attuali popoli primitivi si sono formati riguardo la natura della musica è uniforme e questo fa supporre un’origine comune. L’idea di “suono-sostanza” come substrato dell’universo è presente tra i popoli più primitivi e solo con l’apparire delle civiltà megalitiche furono introdotti simboli ed applicazioni pratiche che poi hanno avuto una diffusione straordinaria in tutto il mondo. Nell’Europa antica si ritrovano tracce significative di queste cosmogonie ma sono informazioni frammentarie e sparse, bisogna ricercarle e ricomporle da documenti archeologici, etnologici e letterari: ad esempio sui capitelli dei chiostri medievali di Catalogna è scolpita una iconografia animale che corrisponde ad una musica pietrificata (fig. 3). Sono inni liturgici, raffigurati attraverso complesse relazioni tra suoni e immagini di animali che corrispondono a precise equivalenze: queste relazioni esistenti nella trattatistica orientale e passate nell’Occidente medievale, costituiscono per Schneider residui di una cosmogonia univoca, di cui l’umanità primigenea è stata depositaria e in cui la nascita del mondo e delle sue leggi scaturisce dal suono e dalla sua organizzazione musicale . L’antica cosmogonia e le sue implicazioni filosofiche e religiose sarebbero però state cancellate in gran parte dal razionalismo e dallo scientismo; tuttavia ne affiorano frammenti smembrati, trasmessi attraverso caste di sacerdoti e di iniziati, in civiltà lontane nel tempo e nello spazio, dall’America all’Africa e l’Asia alle culture della Cina, dell’India e della Persia.
Dai miti della creazione si ottengono numerose informazioni sulla natura della musica e sul suo ruolo nel mondo: tutte le volte che la genesi viene descritta nel momento decisivo dell’azione interviene un elemento acustico, “Nell’istante in cui un dio manifesta la volontà di dare vita a se stesso o a un altro dio, di far apparire il cielo e la terra oppure l’uomo, egli emette un suono: espira, sospira, parla, canta… oppure suona uno strumento musicale. In altri casi egli si serve di un oggetto materiale che simboleggia la voce creatrice. La fonte dalla quale emana il mondo e sempre una fonte acustica. (…) L’abisso primordiale è dunque un ‘fondo di risonanza’ e il suono che ne scaturisce deve essere considerato come la prima forza creatrice” (Schneider, 1999, pp. 18-33).
Una ‘sinestesia primordiale’ completa l’atto della creazione nelle antiche cosmogonie: il suono, il ritmo, è abbinato alla luce. “In un gran numero di miti si dice che i primi canti della creazione portarono il chiarore o l’aurora; (…) la musica è il principio concertante delle forze della natura, diventa la prefigurazione e l’essenza del cielo e della terra. (…) Poiché il linguaggio che aveva creato gli dei era un canto di luce, tutti gli esseri e tutti gli oggetti di quel mondo, nati da quella musica, non costituivano oggetti o esseri palpabili, ma inni di luce che riflettevano le idee del loro creatore.
Essi costituivano le immagini acustiche che erano l’essenza della loro natura e che solamente nel secondo stadio della creazione si sarebbero rivestite di materia” (Schneider, 1999, p. 33).

L’organo sensorio per eccellenza diventa l’udito che consente di ritornare all’atto conoscitivo supremo, che è alla base della creazione: “Colui che ha l’etere come base, l’udito come regno, la vista come intelligenza e che conosce lo Spirito, la vetta degli esseri puri, è un vero saggio, è lo spirito dell’udito” (Schneider, 1986, p. 32).
Nel Vangelo di Giovanni (1.1) leggiamo: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo”; questa frase biblica non è un prodotto della cultura avanzata, ma appartiene al patrimonio concettuale più arcaico dell’umanità. La musica diventa la più antica allegoria possibile della creazione; la realtà precedente alla creazione è come un’oscurità sonora in cui nulla è ancora solido e tutto è vibrazione musicale, e la creazione stessa diventa l’atto sonoro originario, come un passaggio graduale a oggetti sempre più solidi e silenziosi.
In epoca successiva ecco il ritorno della potenza del suono, applicato ad una simbologia grafica, che diventa ‘icona di meditazione’, magia ed esperienza estatica allo stesso tempo: troviamo tutto ciò nel misticismo ebraico che ha rappresentato per secoli una sorta di “nocciolo segreto” del pensiero occidentale, ma quasi mai colto nella sua interezza.
Nella tradizione giudaica le lettere dell’alfabeto costituiscono il fondamento stesso della conoscenza: attraverso le lettere si realizza l’efficacia creativa della lingua; l’alfabeto, nella sua stessa realtà materiale e grafica, è considerato lo strumento su cui si fonda la denominazione, ed è la lettera che tutela, giustifica e garantisce il potere della parola. Una consuetudine culturale molto radicata ci induce a considerare le parole come legittime e naturali custodi del significato; saranno proprio i cabbalisti a riconoscere solo nella lettera la vera signora e dominatrice della lingua. I1 cosmo viene scandito dalla quantità dei numeri e dal suono delle lettere: “Con 32 meravigliosi sentieri di sapienza ha tracciato Iddio Signore delle schiere (…) Egli creò il suo mondo con tre registri: con la scrittura, il

computo e il discorso” (Busi, Lowenthal, a cura di, 1995, p. 35) Secondo questa descrizione, tutto il reale è attraversato da 32 sentieri di saggezza che corrispondono a 10 numeri fondamentali e alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico; i testi sacri della tradizione giudaica ripercorrono quindi il ‘cammino della conoscenza’, lettera dopo lettera e numero dopo numero; il Nome diventa veicolo della potenza divina e l’anima di un dinamismo nuovo e ardito (Busi, Lowenthal, a cura di, 1995, pp. 29-35).
L’energia racchiusa nelle lettere, che trascende i limiti della conoscenza razionale e il legame nascosto della molteplicità dell’esistere, è la ragione ultima del divenire.
È un affollamento di suoni, ripetizioni di lettere ed un procedere serrato delle immagini, quasi un ‘prototipo di multimedialità e di polisensorialità’.
I1 pensiero mistico ebraico concepisce con un’intuizione di incomparabile efficacia, la ‘Torah’ come lo ‘spartito’ da cui il Creatore trae ‘l’armonia’ del cosmo intero.
“Quando il Santo (…) volle creare il mondo, guardò la Torah, parola per parola, e in corrispondenza di essa compì l’arte del mondo; giacché tutte le parole e tutte le azioni di tutti i mondi sono nella Torah”. “E così il Santo (…) guardò ogni parola che è scritta nella Torah e la realizzò” (Busi, Lowenthal, a cura di, 1995, p. 7).In questo passo Dio dà vita all’intero creato attraverso la semplice contemplazione della scrittura: un silenzio imponderabile avvolge tutta la scena, la creazione è lontana dal fragore della materia e precede addirittura il suono della parola. Nell’immaginazione mistica, il cosmo trae origine, ancor prima che dalla voce, dallo sguardo divino che si posa sul libro che comprende ogni azione e ogni mondo (Busi, Lowenthal, a cura di, 1995, pp. 7-57).

3.Il passaggio metafisico ed esoterico,dalla sinestesia alla multimedialità
Il Novecento apporta lo scardinamento totale dei consueti punti di riferimento sonori (la tonalità), la musica si libera di tutti i principi di organizzazione fino ad allora conosciuti; le avanguardie, in particolare il Futurismo, assegneranno ad elementi “eretici” come il rumore e le dissonanze, dignità artistica e la qualifica di “musica” corrispondente al dinamismo e alla vitalità dell’epoca.
Riaffiora la ricerca della suggestione totale, memore di sperimentazioni wagneriane e preannunciante la prossima multimedialità; è sufficiente ricordare Aleksandr Skrjabin, il teosofo e compositore russo e il suo progetto di una rappresentazione che avrebbe fuso tutte le seduzioni dei sensi, suoni, danze, luci e profumi (sinestesia) in un rituale da celebrare in un tempio emisferico.E’ sempre la grande scuola di pensatori russi che ci spalanca gli occhi sul mondo invisibile ma presente delle corrispondenze,della forza e imprescindibilità fra suono-colore.Leggiamo alcune riflessioni di Pavel Florenskij,il grande mistico,filosofo,matematico e teologo,che considerava il rito ortodosso come ‘sintesi delle arti’ e che ci ha svelato i significati reconditi dell’iconostàsi,quel luogo di confine fra’ il mondo visibile e il mondo invisibile’:
‘La stessa consistenza dei colori a olio ha un rapporto intimo con il suono oleoso-vischioso dell’organo,e il tocco grasso e la succulenza dei colori della pittura a olio sono strettamente legati alla succulenza della musica organistica.E questi colori e suoni sono terreni,carnali.
Storicamente la pittura a olio si sviluppa infatti quando nella musica fiorisce l’arte della costruzione degli organi e il loro uso.Indubbiamente la scaturigine dei due generi di cause materiali si trova in un’unica radice metafisica,perché entrambe si fondano sulla stessa concezione del mondo,pure in sfere diverse.’’..La mente acuta dell’artista capisce..l’essenza metafisica di tutti questi rapporti di forza..’.

Suono e segno, forma, struttura visiva o acustica, ritmo frequenza, spazio: tutti questi concetti sono intercambiati, nell’ambito della storia delle arti, tra musica e pittura, scultura, danza, cinematografia e televisione, quest’ultima simulacro multimediale per eccellenza. A partire dal XX secolo, con l’avvento delle avanguardie artistiche, la musica ha avuto notevole influsso sull’attività immaginativa degli artisti; essa stessa diviene non solo oggetto di rappresentazione attraverso la raffigurazione di strumenti musicali, degli esecutori o dei luoghi della pratica esecutiva (come si usava nei secoli precedenti) ma acquisisce un’importanza determinante per la nascita dell’arte astratta.
I tentativi dell’arte moderna di visualizzare strutture musicali, leggi compositive, movimenti ritmici, forme sonore e di stabilire equivalenze visive con la creazione di un linguaggio autonomo, confluiranno – a partire dal 1910 – nello scardinamento della rappresentazione naturalistica a favore di una rappresentazione priva di punti di riferimento oggettivi e concreti.
Le più importanti tappe artistiche del nostro secolo – tra tanti citiamo il gruppo monacense dei Blauer Reiter, I’Orfismo, il Simbolismo, il Cubismo, il Futurismo, il Dada, il De Stjil olandese, il Bauhaus, il Simultaneismo di Robert e Sonia Delaunay, l’Informale – daranno ampia prova di questo avvenuto mutamento.

Già uno dei pionieri dell’astrattismo pittorico legato strettamente all’elemento musicale, il russo Vassilij Kandinsky aveva lodato in una lettera del 1911 inviata ad Arnold Schönberg, padre della musica atonale, le qualità dell’arte musicale, legate al regno dell’immateriale e quindi sovranamente indipendenti dal mondo visibile e dalle leggi della riproducibilità naturalistica, dalle quali dipendevano invece, in quel momento, le arti visive. “La musica di Schönberg, scrive Kandinsky, ci introduce in un nuovo regno, dove le esperienze musicali non sono acustiche bensì puramente psichiche: qui ha inizio la musica del futuro” (Schönberg, Kandinsky, 1988, p. 15). Lo stesso anno, sollecitato dall’illuminante esempio dell’amico musicista, Kandinsky compirà il passo decisivo per il distacco della pittura dalla sua funzione mimetica e contemporaneamente fornirà, con il suo saggio Dello spirituale nell’arte, una sorta di primo trattato di armonia per questo nuovo concetto di pittura, che poneva come valore assoluto il “suono interno” dei colori e delle forme. Si avvia il tentativo di porre in relazione l’invisibile con il visibile, anche se la musica, la parte immateriale, verrà filtrata attraverso i mezzi tecnici a disposizione dell’artista e dalla sua conoscenza del linguaggio e delle espressioni del mondo sonoro. La musica verrà presa come modello strutturale di riferimento e diverrà fonte notevole di innovazione in ambito visivo.
La musica non farà solo da “madrina” all’atto di nascita dell’astrattismo, ma il suo influsso si dipanerà come un sottile filo rosso dall’inizio del secolo ad oggi, sempre in relazione ai cambiamenti decisivi dello sviluppo artistico moderno. Gli artisti daranno attenzione, di volta in volta, a diversi aspetti della sonorità, considerando determinate leggi e parametri della musica, quasi in una corsa senza sosta, alla ricerca di un’analogia sempre più aderente.
Vi sarà un rifiorire dei trattati approfonditi sulle corrispondenze tra suono e colore (vedasi Johannes Itten del Bauhaus), la consapevolezza di una “qualità timbrica” del suono ed un ritorno al principio della “sinestesia”, dell’attenzione alle associazioni e intersezioni tra sensazioni di natura diversa avvertite contemporaneamente: “vedere” i suoni, “sentire” i colori.
La letteratura, quasi un secolo prima, era riuscita ad esprimere compiutamente nella persona di E.T.A. Hoffmann questa fondamentale possibilità di percezione simultanea (“sinestesia”, dal greco syn-aistànestai = con-percepire) e le sue implicazioni estetiche ed espressive:

Non tanto nel sogno quanto in quello stato di delirio che precede il sonno, e specialmente quando ho sentito molta musica, trovo una combinazione fra colori, suoni e profumi. Mi pare che tutti siano prodotti, nello stesso modo misterioso, dal raggio di luce e che si debbano poi associare in un meraviglioso concerto. Il profumo dei garofani rossi-scuri agisce su me con una straordinaria forza magica: senza volerlo mi sprofondo in uno stato di sogno e sento allora come da una grande lontananza suoni di clarinetto che crescono rapidamente e poi lentamente si dileguano (…). Musica. … Tu sei il sanscrito della natura espresso in suoni!… Non è una vuota immagine, non è un’allegoria, quando il musicista dice che colori, profumi, raggi gli appaiono come suoni ed egli scorge nel loro intreccio un meraviglioso concerto. Come, secondo la sentenza di un fisico di grande spirito, sentire non è che vedere dal di dentro, così per il musicista il vedere diviene udire dal di dentro, cioè si trasforma nell’intima coscienza della musica la quale vibrando all’unisono con il suo spirito risuona da tutto ciò che vedono i suoi occhi (Hoffmann, 1984, p. 45).

Così scrive Hoffmann in Kreisleriana, la serie di racconti con tematica musicale edita nel 1814. Anni più tardi D’Annunzio si rifarà anche lui, evocando un procedimento sinestesico, alla “musica” della natura nella poesia “La pioggia nel pineto”; il bosco è come uno strumento musicale da cui la pioggia trae un concerto di suoni, ogni pianta si desta ad una vita più intensa, assume sensibilità umana e contemporaneamente, l’uomo immerso è avvilùppato dall’intreccio della vegetazione, stordito dal canto degli animali, si trasforma in pianta, si avvicina alla natura sino ad immedesimarvisi:

“Taci… odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale… E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, strumenti diversi sotto innumerevoli dita”. Allo stesso modo F.T. Marinetti incorre in un’operazione sinestesica, ma con maggior veemenza, nel “Bombardamento di Adrianopoli”: è il 1914 e Marinetti assiste, in qualità di giornalista all’assedio della città bulgara. Nella sua interpretazione futurista della battaglia egli abolisce la punteggiatura, viola le più elementari norme di grammatica, dando vita ad un diverso uso e ad una nuova disposizione di caratteri tipografici; la situazione reale creata dal bombardamento passa in secondo piano di fronte alla ricerca dell’effetto sonoro e visivo che l’autore ricrea con le sue “parole in libertà”, prive di una connessione logica e sintattica, deformate e collocate sulla pagina in modo bizzarro e capriccioso.
E sempre procedendo nella storia delle avanguardie letterarie pensiamo a Baudelaire e le sue’ Correspondances’La natura è un tempio in cui pilastri viventi lasciano uscire talvolta parole confuse,l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli che l’osservano con sguardi famigliari.
Come dei lunghi echi che di lontano si confondono,in un’unità tenebrosa e profonda,vasta come la notte e come la chiarezza,i profumi,i colori e i suoni si rispondono.’
Interessanti sono anche le riflessioni che il grande sensitivo torinese Gustavo Adolfo Rol fa attorno a questo sonetto:.’Traspare in Baudelaire il concetto di un universo animato, in cui le forme visibili sono i simboli di una realtà invisibile.Quello che noi chiamiamo natura è un poema di segni segreti e misteriosi…L’analogia universale è la grande legge della creazione.Tutto,forma,movimento,numero,colore,profumo,nello spirituale come nel naturale,è significativo reciproco.Le analogie di diversi elementi della natura fisica fra di loro servono a prendere atto della suprema legge della creazione,la varietà nell’unità e l’unità nella varietà.I nostri sensi raggiungono in noi zone profonde e mettono in moto le forze che vi erano assopite.Questi versi evocano tutto un mondo di armonie nuove che entreranno nell’uomo intelligente,lo penetreranno lentamente come il vapore di una stufa aromatizzata.’(Giordano,1999).
In un altro libro (Dembech ,1993),Rol sottolinea il carattere ‘esoterico’ e mistico dell’esperienza sinestetica,(anche se non usa mai questo termine ma lo fa capire in questo suo continuo monitosulle equivalenze frequenziali),che diventa un accesso alle chiavi della materia,e questa scoperta lo terrorizza:’Sulla mia agenda ho scritto:’Luglio 1927:ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde,quello centrale dell’arcobaleno,la quinta nota musicale ed il calore.Ho perduto la gioia di vivere.La potenza mi fa paura.’
In una lettera all’ amico regista Federico Fellini ,artista e potente ‘visionario’,Rol insiste sul concetto di scardinamento della materia,basta comprendere la forza dell’attivazione sinestetica:’Eppure io so,ho sempre compreso,non è che un sottile diaframma a separarci da quella sterminata realtà e solamente il nostro ‘spirito’(anche col mezzo dei miei esperimenti),ce lo lascia intuire in momenti brevissimi e imprevedibili.Infrangere questo diaframma è stato invano tentato…Lo stesso Picasso mi diceva che nel dissolvere il disegno,magari sino a renderlo (apparentemente) ridicolo-come nell’astrattismo- era cercare la formula per evadere dalla forma che incatena la materia…non abbandono la speranza che sia tu a imboccare la strada per risolvere questo problema.:trovare il punto d’incontro fra la materia e lo spirito..il mondo intero accorrerebbe a vedere un film su questo argomento.’(Ferrari,2000).
‘Vorrei saper fare della metafisica,dell’astrattismo ed esprimere le mie sensazioni in chiave misteriosa…L’astrattismo e la metafisica convergono con l’essenziale,anzi ,lo rivelano.(Dembech,1999).
Ritorniamo al concetto degli archetipi delle antiche cosmogonìe,il concetto di suono -luce.Rol spiega così il tipo di potere che gli permetteva nei suoi esperimenti di intervenire sulla materia.Scrive Giuditta Dembech (op.cit.1999):’Non a caso ha usato le parole ‘Eco di luce’.In questo binomio(suono/luce) apparentemente impossibile a realizzarsi,è racchiusa la chiave che gli permise di aprire le porte della materia.L’interazione fra luce e suono,tuttora sconosciuta alla scienza era la base su cui Rol veniva messo in grado di ‘viaggiare’in dimensioni diverse dalla nostra.Lui era in grado di spostarsi liberamente nel passato e,con certi limiti,nel futuro.Lo stretto connubio fra suono e colore fu il cuore del suo segreto e,per un ottuso rifiuto della scienza ad analizzarlo,il segreto è scomparso con lui..’.
Il messaggio di Rol,la sua consapevolezza e comprensione (inconsapevole) del fenomeno sinestesia,tutto ciò non è andato smarrito.La forza della prospettiva sinestetica riemerge sempre attraverso nuovi approcci di studio e di ricerca, e rende possibile una nuova lettura di tutti i fenomeni.
Recentemente la scienza ,proprio per spiegare l’origine dell’universo,si è riavvicinata alla sinestesia,
alla teoria delle equivalenze frequenziali con la ‘super string theory’ una mega-corda vibrante e generatrice di ogni manifestazione vivente..Ma questa è tutta un’altra storia….

La percezione si accompagna alla cognizione culturale del proprio mondo. Musica, suoni e colori sono come archetipi primigenii basilari di questo procedimento fisiologico. Come la matematica porta alla luce modelli nascosti di funzionamento del mondo fisico, così la musica svela i modelli nascosti del nostro io.
La “sinestesia” è di per sé un circuito di comunicazione basato su una sinergia polidimensionale e psicosensoriale che segna il superamento definitivo dei limiti formali fra i diversi campi di espressione con la più grande flessibilità e un’operatività allargata, interdisciplinare, libera; che sa capire, interpretare e formulare il linguaggio plurale della complessità di ieri e di oggi.
Se in un primo momento storico, la sinestesia come interconnessione tra i diversi ambiti sensoriali e quindi fenomeno interiore ha ricercato in ambito artistico le equivalenze tra le varie discipline, avvalorando l’identità delle arti, facendo credere alla debolezza delle tecniche esecutive e alla non specificità degli effetti di significato da essa generati e risolvendo tutto in uno stesso identico atto dello spirito creativo, con l’avvento delle nuove tecnologie e dell’era multimediale, con la nascita di veri e propri “dispositivi sinestesici” (la realtà virtuale, gli ologrammi, le “interfacce” ovvero quelle tecnologie che trasformano e riconvertono in tempo reale i movimenti o i segnali acustici e visivi) la sinestesia si è sganciata dalla pura e semplice evocazione intrapsichica di un precetto sensoriale indotta dalla stimolazione di un’altra e diversa sensorialità (Costa, 1995) diventando la sollecitazione simultanea di diversi sensi, ciascuno dei quali viene raggiunto da un flusso di informazioni provenienti da strumenti che gli corrispondono e gli sono psicologicamente adeguati, agevolando così un trasferimento e un accrescimento di conoscenza.
Da qui si desume ulteriormente quante siano le potenzialità espressive della sinestesia, il cui effetto viene sicuramente enfatizzato, amplificato ed esteso attraverso l’uso delle nuove tecnologie e dei processi interattivi.E’ un mondo affascinante ed allo stesso tempo insidioso che si sta schiudendo di fronte
alle nostre-come direbbe il filosofo Pavel Florensky- ‘porte regali’,le porte della percezione.L’uso che ne faremo,in quale direzione le ‘apriremo dipenderà solo da noi.Ma sicuramente la consapevolezza del fattore ‘ sinestesia’,la storia di questo affascinante percorso intellettuale,psicologico,artistico ,simbolico ,spirituale e percettivo, pone delle sollecitazioni da cogliere e delle sfide stimolanti da perseguire anche per verificare proprio queste future validità artistiche ed estetiche. Allo stesso tempo costituisce un’opportunità di sentirsi attivi e creativi in relazione con lo spazio planetario, costruendo i propri personali percorsi di esplorazione e
di scambio,elemento fondamentale per l’evoluzione spirituale di ogni artista e per il cammino dell’umanità.

• Questo scritto, in questa sede opportunamente abbreviato ,è stata la relazione da me presentata al Convegno ‘Filosofia della musica e musica della filosofia’-convegno internazionale di studi in onore di J.S.Bach,Auditorium del Valentianum-Vibo Valentia-10-13 maggio 2000
• Come saggio-nella sua versione integrale- fa parte del libro:
• Bisogno P.,Bruni D.,Caglioti G.,( cur.):Conoscenza tramite immagini e immagini dalla conoscenza, Prometheus n.26,Milano,Franco Angeli,2001

NOTE:
1-. “Verso la fine degli anni ’70 alcuni artisti americani, come Douglas Davis o Kit Galloway, avevano utilizzato le telecomunicazioni con finalità estetiche. Del tutto indipendentemente da questi episodi, nell’ottobre del 1983 il sottoscritto (Mario Costa n.d.a.) e l’artista francese Fred Forest firmarono il primo documento dell'”Estetica della comunicazione” (M. Costa, 1990).
A partire da questa data, che attribuisce consapevolezza teorica e forza espansiva a tutto quanto fatto prima, l'”Estetica della comunicazione” si è estesa in molte parti del mondo dando luogo a numerose manifestazioni di ordine dimostrativo e teorico.
(…) Dal punto di vista teorico l'”Estetica della comunicazione” non è in alcun modo riducibile ad una ‘poetica’, essa, al contrario vale come una riflessione filosofica sulla nuova condizione antropologica e sulle conseguenti nuove forme di vissuti estetici instaurate dalle tecnologie comunicazionali, nonché sul destino cui vanno incontro in questa nuova situazione, le categorie estetiche tradizionali (forma, bellezza, sublime, opera, genio)” in Mario Costa e Cattedra di Storia delle dottrine estetiche dell’Università di Salerno (a cura di), 1988.
Nella proposta teorica di Mario Costa le trasformazioni dell’estetica connesse alle nuove tecnologie elettroniche vengono considerate come mutazioni in atto, consistente in una sorta di “oltrepassamento dell’arte e delle categorie ad essa relative (il soggetto la personalità artistica, lo stile, l’espressione, la creatività…) ed in una nuova ed emergente forma di sublime”, cfr. M. Costa (1996, p. 35).

Vedasi anche: M. Costa (1995, p. 2): “Ho cercato di individuare (…) le perturbazioni che le nuove tecnologie inducono nel campo della produzione artistica e nell’assetto tradizionale delle categorie estetiche ed ho, in generale, così identificato il nuovo, emergente universo concettuale da me complessivamente indicato come “sublime tecnologico”: declino del soggetto, dell’espressione e del significato; inseità dei nuovi prodotti e loro carattere epifanico; costituzione di un ipersoggetto
estetico; sensorialità come componente dominante dell’esperienza estetica”.
2- Cfr. ‘arte sinestetica’: “(…) i documenti visivi che ho presentato ad Artmedia sono il resoconto di mie ricerche svolte da vari anni nel campo della visione e dell’ascolto e culminanti in performances che ho denominato di ‘arte sinestetica’, un’espressività che coinvolge diverse modalità di percezione e nasce dall’unione simultanea di suoni e segni, amplificati dalle ‘potenzialità declamatorie’ delle nuove tecnologie”, da (Bruni, 1994, pp. 109-114). Si veda anche l’articolo di Daniela Bruni, I1 colore della musica, la musica dei colori. Dalla sinestesia alla multimedialità (1996,)
Vedasi anche il sito http//www.programmaitalia.com/sinestesiaeartesinestetica.
3- Cfr. P. Albani, B. Buonarroti, 1994, pp. 40-41; G. Magli, l989, pp. 1-10. L’Antibabele, lingua universale cifrata ideata da Gaetano Magli nel 1945 si può considerare oltre che un tentativo di costruire uno strumento di comunicazione inequivocabile e immediato, attraverso la corrispondenza universale dei numeri e quindi delle frequenze, anche come prototipo di ‘ipertesto’ dove la navigazione (con conseguente acquisizione di informazioni in vari campi dello scibile umano, e il trasferimento di conoscenza) avviene con la comprensione del numero e dello spazio virtuale infinito in esso contenuto. “Nei numeri è l’essenza delle cose, come affermava Pitagora e le cose vanno quindi chiamate con quei numeri che ne esprimono l’essenza in tutto l’universo. Ciò è dimostrato anche dalla scienza moderna, coi nomi stessi degli elementi che compongono l’universo e che sono ovunque esprimibili dal loro vero nome, che è ovunque il numero atomico. Siamo separati da enormi distanze ma uniti sempre (…), sia pure senza rendercene conto, dai numeri che stanno alla base della loro lingua e che eternamente li collegano. Con la ferrea legge del numero siamo eternamente collegati, il numero regola tutto quanto accade nello spazio e nel tempo. Ogni cosa è rivestita d’una forma e questa è misurabile, cioè esprimibile, mediante un rapporto numerico” (Magli, 1989, pp. 7-9).
4- Cfr. “È anche questo il senso del nome ‘plasticità neuronale’, in quanto la consuetudine con i media di comunicazione, ed in particolare con la manipolazione e la fruizione delle tecnologie ipermediali muta la nostra mente fin nell’organizzazione fisiologica dell’attività cerebrale. Questa trova nelle possibilità multiple delle connessioni tra cellule nervose e della adattabilità della forma/fruizione del neurone il modello di un funzionamento massimamente aperto alla ricezione ed alla elaborazione degli stimoli”, in (“Plasticità Neuronale”, 1997).
5-‘Weltanhorchung’, un ascolto del mondo; un aprirsi ad esso per farlo nascere dentro di noi: questo termine è stato introdotto dal musicista Albert Mayr come equivalente acustico del termine ‘Weltanschauung’, visione del mondo (da Cisternino, 1995, p. 80 e 94).

6- Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra francese, esperto in problemi dell’audizione e del linguaggio rivendica in quest’opera la centralità della funzione dell’ascolto nell’equilibrio psicofisico dell’individuo. L’orecchio come potenziale ‘dinamo’ del cervello non presiede soltanto alla facoltà di udire, ma anche alla capacità di ascoltare. Dopo anni di ricerca sperimentale e di pratica clinica, Tomatis ha dimostrato come la funzione dell’ascolto sia direttamente collegata alla concentrazione, alla memoria, alle condizioni psicologiche, alla consapevolezza, e come una sintonizzazione ottimale sui suoni possa contribuire ad un miglioramento della qualità della vita e della conoscenza.
7- Il compositore canadese R.M. Schafer, autore del World Soundscape Project, un importante tentativo di registrazione e catalogazione di tutti gli eventi sonori del pianeta a partire dagli anni Settanta, è considerato il ‘padre’ della musica ambientale. Vedasi: R.M. Schafer, 1982.
8- La prima ‘Cyber-opera’ è stata presentata al festival ‘Ars Electronica’ di Linz nell’estate del 1996. ‘Brain opera’ di Tod Machover e Marvin Minsky del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology, è una composizione dedicata al cervello ed è la prima opera interattiva, esposta a una continua trasformazione grazie ai contributi che, via Internet, può inviare chiunque, da qualunque parte del mondo.Da pochissimo quest’opera è stata anche istallata presso il nuovo museo della musica di Vienna,’Haus der Musik’,un’esperienza psico-sensoria da non perdere!

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